Il sostegno mancato/1. Così si torna alle scuole speciali?

Fa molto discutere, per usare un understatement, quella parte dell’ultimo DPCM che estendendo la didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori, ha previsto la frequenza in presenza solo per gli alunni che devono utilizzare i laboratori e per quelli con disabilità “in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”.

È vero che il DPCM parla di una possibilità e non di un obbligo (“Resta salva la possibilità di…), ma la prospettiva di istituti vuoti, con la sola presenza degli alunni con disabilità, insieme ai loro docenti di sostegno e agli assistenti, prefigura un balzo all’indietro nel tempo con il ritorno delle ‘classi speciali’, abolite dalla legge 517 del 1977 proprio con l’obiettivo di realizzare la piena integrazione di tali alunni nelle classi ordinarie (Pino Turi, segretario della Uil scuola, ha detto che “si rischia un passo indietro di 40 anni nell’inclusione scolastica).

Il rischio è segnalato con efficacia da Giulia Polito in un articolo, pubblicato il 6 novembre 2020 nel blog InVisibili del sito corriere.it, intitolato Scuola e disabilità: molta retorica e poco sostegno, ma forse ora si cambia, nel quale si dà conto anche della parziale marcia indietro fatta dallo stesso Ministero che attraverso una circolare contenente indicazioni sull’applicazione del DPCM invita gli istituti ad assicurare il “coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua”.

Una soluzione contorta, incerta nella sua applicazione, criticata dalla Confad (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità), favorevole invece alle lezioni domiciliari, la modalità didattica raccomandata anche dagli assistenti familiari (caregivers), come mostra l’esito di un sondaggio ad essi riservato, promosso dalla stessa CONFAD.

Per evitare di fare passi indietro e per procedere, al contrario, verso la piena integrazione degli alunni con disabilità, servirebbe tuttavia cominciare a riflettere e ad operare in direzione di un radicale ripensamento della figura dell’insegnante di sostegno. Ne parliamo nella notizia successiva.