Quattro alunni con disabilità su dieci coinvolti nella didattica a distanza

Sono 111 mila gli alunni con disabilità nelle scuole statali costretti dal DPCM 3 novembre a starsene a casa e a seguire l’attività didattica a distanza, fatta salva quella strana possibilità di frequenza separata in presenza solo per loro (con quali insegnanti? Soltanto con quelli di sostegno che comunque non possono assicurare la totale copertura oraria? Con l’integrazione degli AEC?).

Come loro, anche 3 milioni e 700 mila di altri ragazzi non possono seguire le lezioni in presenza, come era avvenuto nel primo mese e mezzo di scuola.

Ma per i ragazzi con disabilità la situazione è ben diversa e, come già avvenuto nella primavera scorsa, sono loro a pagare il prezzo più alto della esclusione dalla scuola.

Il docente preposto al sostegno, costretto ad operare da lontano, non può mettere in atto quei contatti e quegli interventi quotidiani che aiutano a conquistare autonomia operativa.

Inoltre, senza l’intervento di un adulto, molti ragazzi con disabilità spesso non sono in grado di utilizzare efficacemente la strumentazione tecnologica per seguire gli interventi in DAD.

Doppia penalizzazione, dunque. Ma forse proprio per questa ragione il DPCM ha previsto quella possibilità, di non facile realizzazione, di cui abbiamo detto.

In Campania più di 14.500 ragazzi con disabilità inseriti nelle scuole dell’infanzia e primaria, a causa della minore età, sono quasi del tutto esclusi dall’utilizzo dei device che li possono tenere collegati con il mondo esterno e con i loro insegnanti. A meno che non vi sia a sostenerli e guidarli a casa qualche loro familiare.

Complessivamente quattro ragazzi con disabilità ogni dieci (41,2%) sono coinvolti in questa esclusione dalla didattica in presenza (soprattutto negli istituti superiori): 111 mila su 269 mila.

Campania e Lombardia, con oltre 50 mila alunni con disabilità complessivi, raggiungono quasi la metà dei ragazzi obbligati a casa e in contatto con la loro scuola tramite la DAD.