Il piano finanziario/2: le risorse che non ci sono

L’Anci porta a casa, comunque, un risultato: ha indotto il Miur a prendere posizione sulla “questione risorse”. E’ fin troppo evidente, sottolinea il sistema delle autonomie (regioni, province e comuni), che se fosse vera la recente interpretazione ministeriale non si comprenderebbe perché, mentre la legge assegna ventiquattro mesi, più eventuali diciotto per le modifiche che l’esperienza concreta dovesse suggerire, per l’adozione dei decreti delegati, stabilisce invece la predisposizione del piano entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge stessa. Ma la questione è un’altra: 90 milioni di euro a decorrere dal 2004 e 110 per l’anno 2005 sono cifre modeste con le quali l’attuazione della riforma non potrà avvenire compiutamente.
Non ci sono e non ci saranno finanziamenti sufficienti per l’infanzia (generalizzazione e anticipo), perché le somme stanziate non coprono neppure le esigenze d’organico, figuriamoci i nuovi oneri per le strutture ed i servizi di supporto; non ci sono finanziamenti sufficienti per l’estensione del diritto-dovere, perché le somme stanziate coprono a mala pena i minori introiti delle scuole conseguenti i mancati versamenti della tassa d’iscrizione. E così via… Insomma, dice l’Anci, “senza una complessiva valutazione, senza la specificazione dei finanziamenti che saranno assegnati per le diverse voci individuate dalla norma e senza un’indicazione della distribuzione delle risorse nelle diverse annualità e delle relative fonti di finanziamento, gli obiettivi enunciati potrebbero rimanere mere enunciazioni di principio“.
Nei prossimi giorni constateremo anche come reagiranno le forze politiche d’opposizione e non, le organizzazioni sindacali, il mondo della scuola che hanno sempre considerato il piano finanziario come possibile quadro di riferimento, coerente e preciso, nel quale andavano iscritte fasi e strumenti per la traduzione in termini operativi della legge di riforma dell’ordinamento della scuola.