
IA/1. Indagine Conad-Ipsos: i giovani non sanno cos’è…

La scorsa settimana sono stati resi noti i risultati dell’indagine “La parola ai giovani”, promossa dalla Fondazione Conad ETS e realizzata da Ipsos e UNISONA, sulle aspettative dei giovani italiani in merito al loro futuro di cittadini di una società sempre più investita dalla rivoluzione digitale in atto. L’indagine è stata condotta su un campione rappresentativo di 6.000 studenti e 1078 insegnanti.
Tra i risultati più significativi, come ha notato la direttrice di Fondazione Conad Ets, Maria Cristina Alfieri durante la presentazione del report tenutasi il 12 giugno a Piazza dei Mestieri – un luogo simbolo di educazione e di aggregazione per i giovani nella periferia di Milano Nord – è la scarsa consapevolezza degli studenti sull’importanza dell’Intelligenza artificiale (IA). “Solo il 39% di loro ha partecipato a discussioni sull’argomento a scuola, e il 23% fuori scuola. Ma il 54% non ha mai partecipato a un evento né a scuola né fuori. Mentre di dipendenze si parla molto di più: il 69% ne ha discusso almeno una volta a scuola mentre il 26% non ne ha mai parlato del tutto. Ancora di più è affrontata la problematica della Cybermafia. Ben 71% sono gli studenti che hanno condiviso le loro opinioni” in merito a questo argomento.
Per i professori invece la questione più importante è quella delle dipendenze, osserva Chiara Ferrari, direttrice “Public Affairs” di Ipsos, che per quanto riguarda gli studenti si mostra comunque più ottimista: “Questo lavoro di intervento fatto nelle scuole e di raccolta dati in modo scientifico dei risultati e delle loro impressioni sul tema, mostra come la scuola sia un potente attivatore di coscienze e come renda i ragazzi non solo bravi studenti ma cittadini consapevoli”.
Meno ottimista si è mostrato Massimiliano Valerii, direttore generale di Censis, a cui giudizio i ragazzi di oggi “come emerge dal sondaggio, non vogliono più cambiare il contesto: hanno ansia, ovvero la paura di essere schiacciati dal tempo stesso in cui vivono, senza riuscire a scriverlo con le loro mani”. Anche don Luigi Ciotti, intervenuto alla presentazione del report, ha espresso preoccupazione: i ragazzi “vivono in un mondo accessibile digitalmente, ma che è pieno di barriere dal punto di vista dell’ascolto delle loro istanze. Ambientali, ma anche sociali, sportive ed educative”. Che fare dunque? “Bisogna coinvolgerli”, è la raccomandazione del fondatore di “Libera”. “A 79 anni dico: noi adulti dobbiamo guidare i ragazzi alla ricerca di un cambiamento che risponda alle loro esigenze di oggi. Dagli edifici scolastici, al modo di fare politica”.
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