IA/2. …Però i maturandi la utilizzano. Temono la prova?

Il sondaggio condotto da Skuola.net su un campione di circa 1.000 studenti di quinta superiore offre una chiave diversa, almeno per quanto riguarda i maturandi, rispetto all’esito della indagine Conad-Ipsos di cui alla notizia precedente: 2 maturandi su 3 sembrano conoscere bene le potenzialità dell’intelligenza artificiale (IA) e si accingerebbero a utilizzarne alcune applicazioni, come ChatGPT, per prepararsi all’esame.

Risulta che già il 25% degli studenti si avvale di queste tecnologie durante il ripasso, sia per approfondire gli argomenti che per superare eventuali momenti di complessità nello studio, ma un ulteriore 37% sarebbe pronto a fare lo stesso a ridosso dell’esame. Solo il 24%, stando al sondaggio, afferma di non aver mai, neanche una volta, provato a utilizzare ChatGPT o altro chatbot basato sull’intelligenza artificiale, e di non volervi ricorrere in vista dell’esame.

Passando poi dal tema della preparazione a quello dello svolgimento dell’esame, il 17% dei maturandi interpellati si è detto orientato a utilizzare tali dispositivi anche durante le prove, correndo il rischio di vedersele annullate. Un dato preoccupante perché sembra un altro sintomo di quella indifferenza se non ostilità di molti giovani verso le regole degli adulti che li porta a contestarne l’autorità, da quella dei genitori a quella degli insegnanti. Ma anche un indizio del fatto che essi comunque temono la prova, anche se sanno che nel 99% dei casi la supereranno, anche senza bisogno di ricorrere alla via facilior dei diplomifici. Un esito positivo di massa talmente scontato da aver tolto al diploma di maturità, qualunque sia la valutazione riportata dal candidato, perfino 100/100 magari con lode, ogni valore, tanto che né le università né i datori di lavoro se ne fidano.

Ma intanto la Grande Macchina dell’inutile prova si è messa in movimento anche quest’anno (sembra quella dei “Tempi Moderni” di Chaplin), coinvolgendo milioni di candidati, professori, genitori ansiosi in quello che molti percepiscono ancora come uno psicodramma, ma che poi rivela la sua vera natura, che è quella del melodramma giocoso, che è sempre a lieto fine. Serve l’IA per capirlo?

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