Giuseppe Valditara ministro dell’Istruzione e del ‘Merito’

Nella newsletter della scorsa settimana parlavamo di “enigma” a proposito del nominando nuovo ministro dell’Istruzione. Si sono alternati fino all’ultimo diversi nomi, tanto da legittimare il sospetto che nessuno volesse farsi carico di un Ministero così “difficile”, fino a che la lancetta della roulette si è fermata su quello di Giuseppe Valditara, professore ordinario di Diritto romano nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, sostenuto dalla Lega.

Non un nome nuovo per chi si occupa di scuola, perché Valditara, eletto senatore per Alleanza Nazionale per tre legislature (dal 2001 al 2013), è stato responsabile scuola di quel partito e Segretario della VII Commissione Scuola, Università, Ricerca del Senato dal 2006 al 2013. Nell’ottobre 2018, dopo essersi riavvicinato alla Lega (che era già stata il suo partito di riferimento in età giovanile, al tempo della sua collaborazione con Gianfranco Miglio, teorico del federalismo), è stato nominato dall’allora ministro Bussetti (Lega) Capo Dipartimento per la Formazione Superiore e la Ricerca presso il MIUR. 

Nel 2019 ha fondato il think tank Lettera 150 (dal numero di accademici promotori) e in vista delle elezioni del 25 settembre 2022 ha pubblicato, insieme ad Alessandro Amadori, il volume “E’ l’Italia che vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il Paese” (ed. Piemme), con prefazione di Matteo Salvini. 

Di scuola, oltre che di università, Valditara si è perciò sempre occupato. Nell’aprile del 2008, in una intervista rilasciata a Tuttoscuola, si dichiarò favorevole al riconoscimento dei meriti individuali degli insegnanti (notare l’impiego della parola “meriti”) e allo sviluppo di una vera e propria carriera professionale, che superi definitivamente l’ancoraggio alla sola anzianità di servizio. “Ma ogni passo avanti nella carriera deve essere basato sull’acquisizione certificata di ulteriori competenze, che deve avvenire in ambito universitario mediante la frequenza di appositi corsi”, aggiunse.

Venendo a tempi più recenti, indicazioni chiare sull’orientamento di Valditara in materia di riforme scolastiche si trovano in una nota pubblicata dal citato think tank Lettera 150, di cui è il coordinatore. Polemizzando in campagna elettorale con Carlo Calenda, che aveva ventilato l’ipotesi (non una vera proposta, come Tuttoscuola ha spiegato), avanzata mesi prima, di licealizzare l’intera scuola secondaria superiore per rafforzare la cultura di base dei giovani, Valditara ha scritto che “È semmai necessario pensare ad un potenziamento della istruzione tecnico professionale, trasformandola in una scuola di serie A, non nella seconda o terza scelta dei giovani e delle famiglie, come purtroppo accade ancora oggi, tanto più che con gli ITS Academies si è aperta la possibilità di costruire un percorso tecnico professionale graduale e continuo dai 14 ai 22 anni per tecnici di alta specializzazione”.

Una impostazione che si ritrova in pieno nel programma di politica scolastica della Lega, e in modo più sfumato anche in quello della coalizione di Centro-destra. Su questo punto, peraltro, il ministro Valditara parte avvantaggiato perché trova un forte ancoraggio nel PNRR scuola, che si è mosso nella stessa direzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA