La lezione di Gerardo Bianco: generosità, cultura, rispetto delle istituzioni

Democratico cristiano e Popolare coerente e aperto al nuovo, instancabile mobilitatore di mille battaglie, maestro di tante generazioni di credenti impegnati in politica per far crescere le persone”. Pierluigi Castagnetti, già esponente di spicco della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare, ha ricordato con queste parole Gerardo Bianco, morto a Roma il 1° dicembre a 91 anni (era nato a Guardia Lombardi il 12 settembre 1931).

Bianco, Jerry White (com’era simpaticamente chiamato dai giornalisti) è stato deputato per nove legislature, vice-presidente della Camera e più volte capogruppo dei deputati democristiani, europarlamentare a Strasburgo (1994-1999), presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. È stato ministro della Pubblica Istruzione dal 27 luglio 1990 al 13 aprile 1991, subentrando a Sergio Mattarella che si era dimesso, insieme ad altri ministri democristiani, per divergenze sulla legge dell’emittenza televisiva.

Da ministro ebbe il compito, assolto egregiamente, di dare applicazione alla riforma della scuola elementare (legge 148/1990) per la quale da semplice parlamentare aveva invece espresso riserve, soprattutto per l’introduzione della pluralità dei docenti al posto del maestro unico. Tenace, sempre in Parlamento, la sua battaglia per l’insegnamento obbligatorio del latino a scuola.

Dal 1998 e fino alla fine dei suoi giorni è stato presidente dell’ANIMI (Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno) che nell’albo d’oro dei suoi presidenti annovera i nomi prestigiosi, tra gli altri, di Pasquale Villari, Giustino Fortunato, Luigi Einaudi, Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Ivanoe Bonomi, Tommaso Gallarati Scotti, Luigi Albertini, Manlio Rossi Doria, Michele Cifarelli. Il 15 dicembre 1992 era stato insignito di medaglia d’oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte.

Uomo di raffinata e profonda cultura, per altro mai esibita platealmente, Gerardo Bianco aveva studiato all’Università Cattolica di Milano (dove era arrivato con una borsa di studio) per poi divenire docente di lingua e letteratura latina nella Facoltà di lettere dell’università di Parma. Alla cultura latina (era stato, tra l’altro, condirettore della Enciclopedia Oraziana presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana) – ma anche al grande Francesco De Santis – aveva dedicato numerosi saggi l’ultimo dei quali, Tellus – La sacralità della Terra nell’antica Roma (Salerno Editrice, 2019), conferma la sensibilità e l’acume con cui viveva il suo impegno di studioso che non restava “accademicamente” ancorato al passato ma che dal passato traeva spunto per l’oggi. Il libro di Bianco – ha scritto al riguardo Luciano Canfora (Corriere della Sera, 3 gennaio 2020) – non è mera archeologia, contiene anche un messaggio … rivolto a noi devastatori irresponsabili del pianeta terra, unica casa comune del genere umano” che – conclude Bianco nel suo saggio – “reclama rispetto, cioè quel timor Dei senza il quale l’Umanità rischia di smarrirsi”.

La stessa passione e la stessa competenza con cui si è dedicato alla cultura, avevano ispirato la sua attività politica. L’adesione alla Democrazia Cristiana non era dovuta solo alla formazione saldamente religiosa ricevuta in famiglia, ma anche allo studio e alla conoscenza del pensiero politico di Luigi Sturzo che con l’Appello ai liberi e forti del 1919 e la fondazione del Partito Popolare aveva finalmente sgomberato il campo dagli impacci e dagli ostacoli che il “non expedit” di Pio IX prima e il Patto Gentiloni  poi avevano frapposto all’impegno diretto dei cattolici nella vita politica dell’Italia dopo la raggiunta unità nazionale. Di Sturzo, Gerardo Bianco aveva introiettato soprattutto due aspetti: il grande senso e rispetto delle Istituzioni (che il sacerdote siciliano vedeva articolate in uno stretto legame tra Stato unitario e autonomie locali: “io sono unitario, ma federalista impenitente”) e la appassionata attenzione alla questione meridionale.  Ne dà conferma lo stesso Bianco in uno dei suoi più recenti articoli, pubblicato nel fascicolo 5 della Biblioteca di studi desanctisiani: “Era ormai l’ora di affrontare la questione meridionale come problema nazionale … una coerente e coraggiosa politica meridionalista avrebbe, infatti, impresso dinamismo e prospettiva di sviluppo all’intera nazione, indirettamente favorendo il progresso economico e sociale anche del Nord”.

Affabile e misurato nei modi e nel tratto, Gerardo Bianco era però intransigente nella difesa delle sue idee e dei suoi ideali culturali e politici. Conservatore per molti aspetti, e al contempo innovatore, era un democratico-cristiano autentico, anticonformista. “Ai tempi di Mani pulite – ricorda Francesco Verderami (Corriere della Sera, 2 dicembre 2022) – ebbe il coraggio di esporsi a difesa di Bettino Craxi e del garantismo, mentre nell’Aula di Montecitorio quasi tutti cercavano riparo all’ombra del giustizialismo.  … E ancora negli ultimi anni, dopo aver lasciato la politica, ha difeso il diritto dei parlamentari al vitalizio contro le tesi farisee dei populisti che ora si riscoprono affezionati alle prebende”. Una difesa che non era la semplice ed arida rivendicazione “Cicero pro domo sua” di un parlamentare di lungo corso, bensì la riaffermazione della dignità e dell’importanza del “lavoro” politico che quando svolto con rigore e passione (come era il suo caso), merita il dovuto riconoscimento e la giusta ricompensa.

Uomo di profonda e convinta fede, viveva però l’impegno politico con animo laico cosa che gli consentì, ad esempio, di collaborare – quando lo riteneva necessario – anche con i laicissimi (e anticlericali) radicali di Marco Pannella.

Alla lunga e intensa attività politica di Gerardo Bianco, i mass media nei giorni scorsi hanno dato ampio risalto: dall’impegno nella DC prima, poi nel Partito Popolare, fino alla nascita dell’Ulivo (di cui fu uno dei “padri fondatori”) che – con Romano Prodi come leader – contribuì a portare alla vittoria nelle elezioni del 1996.  Tutti i commentatori politici, in ogni caso e soprattutto, hanno voluto sottolineare il tratto fondamentale della vita politica di Jerry White: la coerenza delle idee, la mitezza “tenace” con cui le difendeva, la correttezza dei comportamenti. “Non avrebbe mai concepito – nota Stefano Folli (la Repubblica, 2 dicembre 2022) – l’impegno pubblico come scorciatoia per l’arricchimento personale o come strumento per esercitare un potere clientelare. Ecco perché, parlando di lui, noi d’ora in poi dovremo guardare alla Prima Repubblica con la coscienza che si è trattato di un lungo periodo di sviluppo. Non privo di pagine oscure, come sempre nella storia, ma non quella caricatura che si è voluto farne. E quando avremo un dubbio, ripenseremo alla forza tranquilla di Bianco”. Sulla stessa linea il già citato Verderami: “È stato direttore del Popolo, ministro della Pubblica Istruzione con Giulio Andreotti, segretario del Partito Popolare Italiano. Ma, soprattutto, è stato un galantuomo che amava il latino e il Meridione. Un politico”. Vero e nel senso alto del termine, vale la pena di sottolineare.

Gerardo Bianco è stato anche un amico vero e ricambiato di Tuttoscuola, grazie alla fraterna amicizia con il fondatore Alfredo Vinciguerra, di cui scrisse così un anno fa in occasione del trentennale dalla morte: “la sua lezione di vita resta esemplare e (…) ci ammonisce che la vita va vigorosamente vissuta fino all’ultimo. È così che si tutela la dignità dell’uomo e si sconfigge anche la morte, come seppe fare Alfredo Vinciguerra”. E come ha fatto il suo amico Gerardo Bianco.

 

Per approfondimenti:

Dall’archivio di Radio Radicale abbiamo estratto, tra i tanti, alcuni suoi interventi, registrati anche su wikipedia, che consentono di apprezzarne la profonda competenza culturale e politica, sostenuta dalla rara capacità di svolgere i non brevi discorsi a braccio, senza appunti e con coerenza logica.

Servire non servirsi (la prima regola del buon politico, secondo Luigi Sturzo) (13.06.2019) (radioradicale.it)
La questione scolastica dall’Assemblea Costituente ai giorni nostri (2.04.2012) (radioradicale.it)

Alfredo Vinciguerra, trent’anni dopo: il ricordo di Gerardo Bianco

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