Fridays For Future: svolta epocale, ma non è un nuovo sessantotto

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Sono stati oltre 150 i cortei di studenti e studentesse, in larga prevalenza minorenni, che hanno invaso le strade e le piazze delle città italiane partecipando allo sciopero per il clima indetto a livello mondiale dal movimento Fridays For Future.  

Una partecipazione così massiccia non si vedeva in Italia (e anche negli altri Paesi a ordinamento liberal-democratico) dai tempi del sessantotto, ma sarebbe un errore pensare a una riedizione di quella che fu certamente anch’essa una grande frattura generazionale, ma con accentuata connotazione politico-sociale (contro la ‘scuola di classe’, in alleanza con gli operai), mentre la protesta degli adolescenti del XXI secolo sembra avere il carattere di una autodifesa esistenziale (contro gli ‘adulti’, tutti, a prescindere dal fatto che svolgano un ruolo di governo o di opposizione).  

La risposta della politica agli studenti del sessantotto, in Italia, fu una certa riduzione del carattere selettivo della scuola (maturità sperimentale con orale su due sole materie, circolare Misasi sul biennio iniziale di secondaria superiore da considerare come unico periodo didattico, liberalizzazione degli accessi all’università), e l’idea della ‘partecipazione’ sociale alla gestione della scuola, sfociata nei ‘decreti delegati’ varati dall’allora ministro Malfatti (1973-1974).

Quale sarà la risposta dei governi ai ‘diciannovini’ seguaci di Greta Thunberg? Per ora la reazione più consistente e più concreta è stata quella della Germania di Angela Merkel che previo accordo di maggioranza tra DC e SPD (un documento green di 22 pagine) ha disposto lo stanziamento di 100 miliardi di euro entro il 2030 “per la protezione del clima e la transizione energetica”.

È difficile che l’Italia possa seguire la stessa strada per le ben diverse condizioni delle finanze pubbliche, ma un segno di attenzione per la rivendicazione degli studenti potrebbe intanto venire da una riconsiderazione dei programmi scolastici in chiave ecologica-ambientalista, utilizzando a tal fine non solo l’ora di educazione civica (l’anno venturo) ma anche (da subito) le numerose materie che in vario modo vi si prestino, cioè quasi tutte. È la strada low cost (salvo quello della auspicabile formazione dei docenti) che l’attuale ministro Lorenzo Fioramonti sembra aver imboccato con convinzione, come dimostra anche l’emblematico striscione verde che ha voluto far esporre sulla facciata del Miur e che reca il motto ‘istruzione, no estinzione!’.