Federalismo fiscale, il grande assente

Dopo la riforma del Titolo V, se le condizioni del Paese tendono al basso, forse sarebbe opportuno cominciare a chiedersi se e in quale misura questo dipenda anche dal sistema delle autonomie non ancora compiutamente configurato.
Fino ad oggi il federalismo fiscale è il grande assente dalla scena istituzionale. Una prospettiva, però, la aprono le dichiarazioni del ministro per gli Affari Regionali Linda Lanzillotta che avrebbe intenzione di presentare, e far approvare dal Parlamento in parallelo alla legge finanziaria, il disegno di legge di attuazione dell’art. 119 della Costituzione sul federalismo fiscale.
La declinazione operativa con legge ordinaria dell’articolo 119 della Costituzione (ripetutamente contraddetta da vari interventi di stampo centralistico nelle leggi e decreti finanziari degli ultimi anni) richiede che prioritariamente siano definiti puntualmente gli ambiti della competenza legislativa delle regioni in via concorrente ed esclusiva ed i principi fondamentali che costituiscono il limite entro il quale, anche nel settore istruzione, può essere esercitata dalle regioni la potestà legislativa concorrente.
L’individuazione delle competenze comporta una riallocazione delle risorse finanziarie oggi contenute nel bilancio dello stato centrale. Alle autonomie locali vanno attribuiti, in via permanente, i fondi associati alle competenze statali.
Sono tutte questioni di grande rilevanza e complessità che richiedono di ascoltare i soggetti istituzionali coinvolti e, come ha detto il ministro Lanzillotta alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, di “attivare forme di confronto preventivo… attuando un confronto sostanziale sia da parte dello stato che da parte delle regioni…con l’obbiettivo di pervenire a indirizzi e soluzioni condivise…”.
Molti nel settore scolastico di fronte alla complessità delle questioni da affrontare accampano dubbi sulla possibilità di incidere positivamente sui livelli di qualità degli esiti scolastici. Forse l’attuazione del Titolo V potrebbe concorrere a vincere queste preoccupazioni consentendo allo Stato, cioè al Ministero della Pubblica Istruzione, di assumere decisioni di sistema e alle regioni la possibilità di incidere sui contenuti del processo decisionale in un momento di profondo cambiamento del tessuto sociale e produttivo.