Falcucci e la rivincita sulla riforma della scuola primaria

La senatrice Franca Falcucci, prima ministra a capo dell’istruzione negli anni ’80, morta in questi giorni all’età di 88 anni, è stata giustamente ricordata da molti per la svolta decisiva impressa all’integrazione degli alunni disabili che portò all’inserimento nelle classi normali di quei ragazzi svantaggiati. Una coraggiosa rivoluzione culturale e sociale di portata storica.

Democristiana, carattere di ferro, quasi una Thatcher dell’istruzione, sulla riforma della scuola elementare (poi varata alcuni anni dopo con la soluzione dei moduli) si scontrò con il suo stesso partito e con il maggiore sindacato del settore.

Allora la scuola elementare era suddivisa in due cicli: nel primo ciclo le classi prime e seconde, nel secondo le classi terze, quarte e quinte.

C’era allora il maestro unico e la Falcucci propose di mantenerlo per i più piccoli nel primo ciclo. Per i più grandi nel secondo ciclo, pur accogliendo l’idea della pluralità di docenti, propose il modello “stellare” di docenti specialisti che integravano l’opera dell’insegnante di classe con attività complementari (musica, arte, educazione fisica, inglese).

Il suo progetto venne bocciato: niente specialisti esterni, affidamento delle discipline  speciali ai maestri aggiornati con qualche corso di specializzazione e pari dignità professionale di tutti docenti.

Il nuovo piano renziano della “buona scuola” ha previsto ora il rinforzo esterno della scuola primaria mediante l’impiego di docenti specialisti prestati dalla scuola secondaria di I grado. Proprio come aveva proposto lei ventisette anni fa.

È morta il giorno dopo la presentazione del nuovo progetto tanto simile al suo, come se avesse voluto attendere la sua rivincita prima di chiudere gli occhi per sempre.