Scuola e politica/1. Torna il dilemma riformismo/massimalismo
Abbiamo concluso la nostra analisi del dibattito politico suscitato dalla presentazione del rapporto sulle prove Invalsi 2024 affacciando l’ipotesi che sulla “condanna senza appello” dell’azione del ministro Valditara pronunciata dall’ex viceministra dell’istruzione del governo Conte 2 (e attuale vicepresidente della Camera) Anna Ascani, abbia influito l’eco delle elezioni francesi, diventate un vero e proprio referendum sulla candidatura di Marine Le Pen a governare la Francia a capo di un partito come il Rassemblement National, esplicitamente di destra. Candidatura bocciata da una plebiscitaria coalizione di tutti gli avversari, che ha vinto anche grazie al gioco delle desistenze reciproche, consentito dalla legge elettorale francese. Coalizione larghissima (dalla destra neogollista alla sinistra estrema di Mélanchon), ma comunque vincente. E allora perché non provare a fare lo stesso anche in Italia con una coalizione “antifascista”?
Andrebbe osservato, in primo luogo, che l’unità anti-Le Pen registratasi in Francia è stata un’unità preventiva contro una opposizione che si candidava a guidare il governo, mentre in Italia l’ipotesi ventilata da alcuni – quella di un “campo larghissimo” anti Meloni e anti-Valditara – sarebbe contro una coalizione che sta governando e che prende decisioni su materie delicate e controverse sia in politica estera, sia in politica interna e scolastica, ambiti fra l’altro nei quale i “leghisti” Giorgetti e Valditara divergono spesso dal leader Salvini.
Ma non sarebbe meglio allora, per una opposizione che aspira a governare (e non solo a essere “contro”), provare a inserirsi in queste dialettiche e cercare di influire sui processi decisionali materia per materia, visto che la coalizione governativa non è certo una falange macedone, smettendo di criminalizzare il “nemico” qualunque cosa faccia? Il 2027 è lontano (3 anni!), e all’opposizione, in particolare al PD, converrebbe scegliere una ragionevole linea di critiche costruttive sui singoli problemi, un po’ come ha fatto Starmer nel Regno Unito, senza nulla concedere alle lusinghe perdenti di un massimalismo di ispirazione mélanchonian-corbyniana.
Per esempio, in politica scolastica, perché non dialogare con Valditara su materie come il sostegno, la personalizzazione, l’aiuto differenziato agli alunni stranieri che non parlano italiano, ben sapendo che anche nella destra ci sono pulsioni ben più segregazioniste e reazionarie di quelle da lui espresse?
Ma il discorso potrebbe essere ampliato anche ad altri temi di attualità, come mostriamo in questa notizia.
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