Emergenza coronavirus: una scuola attiva la formazione a distanza per tutti gli studenti, il sindacato la diffida

Una scuola chiusa per l’emergenza Coronavirus attiva con tempestività la formazione a distanza per tutti gli studenti, con la partecipazione di tutto il corpo docente, e il sindacato le manda una diffida attraverso l’avvocato.

E’ successo in questi giorni all’Istituto “Martino Martini” di Mezzolombardo (Trento) durante i giorni di sospensione delle attività didattiche. Tuttoscuola è in grado di ricostruire quanto accaduto.

La dirigente scolastica Tiziana Rossi, raccogliendo anche l’invito del ministro dell’istruzione Azzolina ad attivare lezioni on line per fronteggiare l’emergenza coronavirus, come previsto dal decreto del Governo, ha messo subito in atto in modo generalizzato lezioni a distanza attraverso la piattaforma dell’istituto, che hanno consentito agli studenti di seguire la regolare attività didattica. Una forma di homeschooling, mediante la quale i ragazzi erano a casa e così anche i professori, tranne quelli che hanno preferito trasmettere da scuola, con il supporto di un tecnico. Uno dei pochi casi in Italia nella scorsa settimana, nella quale secondo stime di Tuttoscuola sono state perse oltre 5 milioni di ore di lezione nel 60% delle scuole italiane, mentre a partire da questa settimana sarà qualche scuola in più a organizzare questo servizio. E ora la scuola trentina aderisce all’iniziativa di solidarietà #LaScuolaAiutaLaScuola (https://www.tuttoscuola.com/emergenza-coronavirus-lascuolaaiutalascuola-partita-liniziativa-di-solidarieta-a-supporto-della-scuola/ ), promossa da Tuttoscuola per favorire l’organizzazione di modalità di didattica a distanza anche attraverso il gemellaggio tra scuole, mettendo a disposizione delle scuole che ne faranno richiesta materiali didattici multimediali e know how.

L’Istituto “Martino Martini” è stato in grado di organizzarsi immediatamente grazie alle proprie dotazioni informatiche e alle esperienze di formazione maturate negli ultimi sei anni. “Nessun docente si è tirato indietro, anche se avrebbe potuto farlo”, ha detto a Tuttoscuola la preside, che ha fatto poi un monitoraggio tra i docenti attraverso un questionario sulle attività svolte nelle lezioni. Ciò che la preside non si aspettava era di ricevere una lettera di diffida di uno studio legale per conto di un sindacato.

Scrive l’avvocato Stefano Tomaselli dello Studio Legale Carta e Tomaselli in data 26 febbraio: “il personale docente (…) non è tenuto per i prossimi due giorni a prestare alcuna attività di docenza, visto che l’ordinanza del Presidente della Provincia Autonoma di Trento dd. 22.02.2020 prot. n. A001/2020/122695/1 ha sospeso tutte le attività didattiche nelle scuole”. E comunica che “nel caso in cui gli ordini di servizio oggi emanati non vengano revocati ovvero proposti espressamente come facoltativi, valuterò la promozione di ogni opportuna azione, anche giudiziale, per tutelare le ragioni degli iscritti al Sindacato da me assistito”. Il sindacato che ha conferito l’incarico al legale, si legge nella missiva, è la UIL SCUOLA RUA Trentino Alto Adige, “dal Segretario Regionale del quale, dott. Pietro Di Fiore, ho ricevuto incarico di segnalare, ad ogni effetto di legge, quanto segue”.

Il sindacato accusa la preside di avere attivato la scorsa settimana la didattica a distanza per i suoi studenti senza avere consultato gli organi collegiali (collegio docenti e consiglio d’istituto). Ricordiamo che la scuola era chiusa per delibera della Provincia Autonoma, con il personale a casa, e che bisognava agire con tempestività per garantire le lezioni agli studenti.

In particolare la lettera del legale della Uil-scuola territoriale adduce queste motivazioni:

  • I docenti si trovano nella impossibilità temporanea a loro non imputabile di rendere attività didattica con i ragazzi;
  • ogni modifica delle modalità di svolgimento delle attività didattiche, come quella qui imposta, doveva essere deliberata dal Collegio dei Docenti;
  • i DPCM 23 e 25 febbraio prevedono che i dirigenti scolastici possano attivare la didattica a distanza solo previa deliberazione degli organi collegiali competenti e per la durata della sospensione.

Anche la Flc-Cgil territoriale ha espresso perplessità sull’iniziativa della dirigente scolastica, a margine di un incontro in assessorato scuola a Trento, lamentando il mancato coinvolgimento dello stesso sindacato per questa nuova forma di organizzazione del lavoro. La segretaria provinciale della Flc-Cgil ha osservato anche che per le famiglie il problema è rappresentato da chi non possiede strumenti e mezzi per collegarsi continuativamente al servizio on line. Il che potrebbe essere discriminante nei confronti dei ragazzi.

Ma se può essere vero che qualche studente è davvero privo di strumentazione tecnologica, si trattava di cercare il modo per aiutarlo, anziché pensare di bloccare tutti gli altri con una forma di discriminazione rovesciata.

Il rifarsi alla mancata delibera del collegio docenti e del consiglio d’istituto sembra la classica foglia di fico per tutela dei docenti a cui comunque non è stato chiesto nulla di più di quanto previsto dal contratto di lavoro in termini di prestazioni dell’orario d’obbligo. Infatti il comma 5 art. 28 del CCNL 2006-2009 (confermato dal CCNL 2016-2018) prevede: “Nell’ambito del calendario scolastico delle lezioni definito a livello regionale, l’attività di insegnamento si svolge in 25 ore settimanali nella scuola dell’infanzia, in 22 ore settimanali nella scuola elementare e in 18 ore settimanali nelle scuole e istituti d’istruzione secondaria ed artistica, distribuite in non meno di cinque giornate settimanali”. E i docenti non hanno prestato più di 18 ore settimanali.

La drammatica emergenza del Coronavirus può essere trasformata in una opportunità per imprimere un’accelerazione al finora lento processo di digitalizzazione della scuola italiana. Questo certamente dovrà portare anche a regolamentare i tempi e le modalità del lavoro del personale scolastico, con i necessari adattamenti da definire anche a livello contrattuale. Ma ora è il momento della reazione positiva all’emergenza, della solidarietà. L’obiettivo deve essere in primo luogo quello di garantire il servizio scolastico ai bambini e ai ragazzi, nelle forme in cui ciò è possibile, e questa scuola, insieme ad altre, ha dimostrato meritoriamente che ciò è possibile.

Proviamo anche a rovesciare i termini della questione, guardandola dal punto di vista della centralità e del benessere degli studenti (l’ottica che dovrebbe essere sempre quella di partenza quando si parla di scuola): se la scuola, essendo in grado di organizzare il servizio a distanza, non lo avesse fatto, quale giustificazione avrebbe avuto? Dove la mettiamo l’accountability, quindi la responsabilità, verso la comunità?

La nostra decisione – ha precisato la dirigente Tiziana Rossi – è stata di offrire la stessa possibilità a tutti gli studenti e non solo a quelli che hanno docenti illuminati. Sono lezioni vere e proprie, con tanto di firma sul registro e verifica delle presenze e assenze”.

E aggiunge: “Le proteste sindacali? Mi sembra una cosa ottocentesca. Ad ogni modo questa emergenza può offrire l’occasione di riflettere anche su altri aspetti organizzativi della scuola. Spero, in generale, che si rendano più plastici gli istituti contrattuali”.