Elezioni/1. Chi parla di scuola e chi no
Di scuola parlano molto, a volte anche troppo, i responsabili scuola dei partiti, assai poco invece i leader politici degli stessi partiti, impegnati in primo luogo su altri temi, dalla crisi energetica all’inflazione alle contrapposte propagande elettorali. Vedremo se Matteo Salvini, segretario della Lega, si discosterà da questa pratica lunedì 12 in occasione del suo intervento all’evento nazionale promosso dal suo partito a Firenze con lo slogan “CREDO nella scuola”, e recante l’impegnativo titolo “Istruire o educare? La scuola del merito, delle opportunità e delle competenze”.
Finora nel turbinìo della campagna elettorale “scolastica”, ai margini di quella “politica”, sono volate parole d’ordine come tempo pieno, stipendi europei per gli insegnanti, classi di 15 alunni e altre proposte da “libro dei sogni”, come le abbiamo definite a Tuttoscuola. Slogan elettorali, vaghe chimere che piovono su un popolo degli insegnanti sempre più scettico: quello stesso che nel 2018 votò in buona parte per il M5S per protesta contro la Buona Scuola e dintorni, e che durante la corrente legislatura ha visto alternarsi governi e ministri di colore diverso, da Bussetti (Lega) a Bianchi (area PD) passando per la coppia Fioramonti-Azzolina (M5S), con quest’ultima poi transitata insieme a Di Maio nella formazione neocentrista Impegno civico. Chissà se gli analisti dei flussi elettorali sapranno rilevare l’andamento del voto degli insegnanti nelle prossime elezioni, ammesso che decidano di andare alle urne e di esprimere un voto.
Se i leader politici parlano poco di scuola è anche perché la preoccupazione per le sorti di quest’ultima, stando ai sondaggi, viene ben dopo quella per altre emergenze, e perché nell’opinione pubblica la scuola ha mostrato durante gli anni della pandemia buona capacità di resistenza e resilienza. Le carenze e i dislivelli evidenziati dall’Invalsi preesistevano al Covid-19 e negli ultimi due anni si sono aggravati in una misura – tutto sommato – limitata, anche per merito della ora (ingiustamente) deprecata Didattica a distanza e degli insegnanti, protagonisti di una straordinaria operazione di riprofessionalizzazione di massa (reskilling) sul campo. Il secondo dei quattro scenari, individuati dall’Ocse per la scuola futura, quello della sua dissoluzione (Education outsourced) sostituita dalla Rete, non si è concretizzato.
Ma pochi, e certamente non le attuali leadership politiche italiane, si sono impegnati e si stanno impegnando per l’affermazione dello scenario numero 1 (Rafforzamento dei sistemi di istruzione formale – Schooling extended) o degli altri due, che profilano in modi diversi una mediazione tra i sistemi scolastici istituzionali e un crescente spazio e ruolo formativo dell’educazione non formale e informale, sotto la spinta di nuove scoperte scientifiche e di innovazioni tecnologiche sempre più avanzate.
Per approfondimenti:
– Programmi elettorali sulla scuola a confronto. INFOGRAFICA
– Programmi elettorali sulla scuola: un libro dei sogni
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