Dopo il virus: ci sarà ancora la scuola?

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Secondo Luciano Floridi, docente di etica dell’informazione a Oxford, l’avvento dei computer e di internet ha fatto entrare i popoli del XXI secolo, a partire da quelli più sviluppati del pianeta (dove il PIL dipende ormai per tre quarti dall’uso delle informazioni e solo per un quarto dalla produzione di beni materiali), in un nuovo ambiente che l’autore denomina ‘infosfera’, costituito dall’insieme delle informazioni ‘classiche’ e di quelle fornite dalle più avanzate ICT, da internet alle varie applicazioni dell’intelligenza artificiale. Ne abbiamo parlato su Tuttoscuola.com presentando un suo volume, La quarta rivoluzione, denso di riflessioni sulle implicazioni etiche, e quindi necessariamente anche pedagogiche, di questa evoluzione delle moderne società industriali, o meglio post-industriali.

Nell’infosfera gli individui agiscono e interagiscono in un fitto reticolo di informazioni, un flusso continuo di dati, stimoli, avvisi, notizie che fa in modo che non esista più una distinzione tra vita online e offline, un mix che Floridi denomina ‘onlife’. Una tendenza ormai irreversibile. Quali conseguenze ne derivano per i sistemi educativi?

I sistemi scolastici di massa che oggi conosciamo, quelli che traggono origine dal modello militare-burocratico di impronta prussiana-napoleonica, sono nati due secoli prima dell’avvento dell’online e dell’infosfera, e risentono tuttora di questa loro origine: edifici che assomigliano alle caserme, organizzazione in classi legate all’età, didattica in genere trasmissiva, rispetto dell’autorità dei docenti (simboleggiata dalla ‘predella’ della quale Ernesto Galli della Loggia lamenta la rimozione) e dei mitici ‘presidi’. Può questo modello organizzativo e didattico rigido, top-down e sostanzialmente monomediale (la scrittura, il libro) sopravvivere nella società della comunicazione orizzontale e multimediale, alla curiosità dei giovani, alla concorrenza dell’educazione informale, allo spostamento del baricentro della relazione didattica dall’insegnamento all’apprendimento?

L’epidemia del virus Covid-19, diventata in poche settimane pandemia, ha costretto le scuole di tutto il mondo a ricorrere alla didattica a distanza, che si avvale largamente delle tecnologie più diffuse nell’infosfera, dalle piattaforme per l’educazione a distanza ai computer, ai tablet e agli smartphone: tutti strumenti più adatti all’apprendimento personale che a quello che avviene in classe. I risultati di questo grande esperimento di homeschooling di massa sono all’attenzione di tutti i governi e di tutti gli studiosi del mondo, e molti sembrano condividere l’opinione che comunque, anche dopo che il virus (questo virus) sarà stato sconfitto, non si potrà in alcun modo ripristinare lo status quo. Vediamo perché.