Da Kant a Papa Francesco. Contro la guerra

Quando scrisse il saggio Per la pace perpetua, pubblicato nel 1795, Immanuel Kant aveva già più di 70 anni, ed era stato testimone di grandi, ma anche sanguinosi, eventi come la proclamazione dell’indipendenza degli USA, a seguito di quella che gli americani chiamano American Revolutionary War, e la rivoluzione francese del 1789, vicende giunte alla fine di un secolo che aveva visto una successione di guerre in Europa e nel mondo.

Anche Papa Francesco, che di anni ne ha 85, di guerre ne ha viste tante, a partire dalla seconda guerra mondiale, conclusasi con il lancio di due bombe atomiche sul Giappone. Così il massimo esponente del razionalismo critico sul versante laico, e il massimo rappresentante contemporaneo della Chiesa cattolica su quello religioso, hanno ritenuto, al crepuscolo delle loro lunghe vite, di riflettere sul tema della guerra e della pace cercando entrambi, per vie diverse, un modo per rimuovere le cause della prima e assicurare l’affermazione definitiva della seconda.

Secondo l’illuminista Kant doveva essere la ragione a condurre gli Stati a un accordo universale di non belligeranza per motivi non diversi da quelli che avevano portato i cittadini dei singoli Stati ad accettare regole di convivenza, per uscire dalla condizione hobbesiana di homo hominis lupus: anche a livello internazionale gli Stati avrebbero dovuto scegliere la pace come unica alternativa, dettata dalla ragione, alla guerra che aveva da sempre caratterizzato i rapporti tra di essi.

Per il cristiano e cattolico Papa Bergoglio la scelta della pace è fondata non su un calcolo razionale ma su un obbligo morale: quello di rispettare la «sacralità della vita umana», come scrive in un vibrante libro, Contro la guerra, appena pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana e da Solferino (Corriere della Sera), disponibile anche in edicola.

Se Kant aveva fissato alcune non semplici condizioni per il successo del suo progetto (l’adozione della forma repubblicana da parte di tutti gli Stati, un patto federativo tra Stati sovrani, la libera circolazione dei popoli tra gli Stati, come a considerare la Terra come un’unica Patria), Bergoglio, oltre alle valutazioni di tipo religioso e morale, ovviamente dominanti nel suo libro, fa anche una considerazione che in qualche modo si pone sul terreno kantiano della razionalità, attualizzando nell’Angelus di domenica 22 marzo 2022 una frase di John Kennedy, ripresa da Paolo VI nel 1965 nel suo intervento all’ONU («L’umanità deve porre fine alla guerra o sarà la guerra a porre fine all’umanità»). Ecco le parole con le quali si conclude il suo appello contro la guerra: «Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia».

Era davvero solo un’utopia quella di Kant?

(O.N.)

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