Con l’IA si imparerà a leggere e scrivere in 18 mesi? Una minaccia o un’opportunità per i docenti?

In merito all’intelligenza artificiale, tema di grande attualità nel dibattito internazionale, il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha sostenuto nell’ambito del G7 dell’istruzione in Giappone che essa può avere un ruolo importante per rendere più efficace l’apprendimento, ma “va governata all’interno di una scuola che è comunità fondata sulle relazioni umane, una scuola che deve contrastare il bullismo e il cyberbullismo valorizzando la centralità della persona”.

Secondo Bill Gates, fondatore della Microsoft, le cui dichiarazioni sono state rilanciate dall’autorevole canale televisivo e web americano CNBC, i più recenti chatbot prodotti con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale (IA) come ChatGPT di OpenAI e Bard di Google potranno presto competere con l’intelligenza umana in molte attività. Gates lo ha detto recentemente in un discorso programmatico pronunciato al vertice ASU + GSV (il principale evento mondiale incentrato sull’innovazione tecnologica nell’apprendimento digitale e sulle competenze della forza lavoro) svoltosi a San Diego, in California.

A suo giudizio “I chatbot di oggi hanno un’incredibile capacità di leggere e scrivere”, che presto li aiuterà a insegnare agli studenti a migliorare le proprie capacità di lettura, e poi di scrittura, in modi che la tecnologia non ha mai potuto fare prima di ora.

Storicamente, ha riconosciuto il fondatore di Microsoft, l’insegnamento delle capacità di scrittura “si è rivelato un compito incredibilmente difficile per un computer” perché l’elaborazione di un buon testo è un “esercizio altamente cognitivo” che è difficile replicare in un codice. Ma presto le IA raggiungeranno questa capacità, “e diventeranno buoni tutor come qualsiasi essere umano non potrebbe mai essere”.

A quel punto, ha detto, i bambini potrebbero imparare a leggere e a scrivere “in 18 mesi”, assistiti dai chatbot, riducendo di molto i tempi e i costi delle scuole tradizionali, a beneficio soprattutto dei Paesi più poveri, che potrebbero risparmiare sulle spese per il personale. Ma una volta risolto il problema delle competenze di base di lettura e scrittura si passerà alla matematica e ad altre discipline.

Il dibattito, alimentato dalle forti riserve di molti pedagogisti e psicologi, ferve negli USA, ma presto si estenderà all’Europa e all’Italia. Lo seguiremo con l’attenzione che certamente merita.

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