Competenze/2. L’iniziativa inglese di ‘Skills England’

Come già segnalato in una precedente newsletter il nuovo governo inglese di Keir Starmer ha sottoposto tutte le iniziative finalizzate alla promozione delle competenze per la crescita alla supervisione di una nuova istituzione nazionale, Skills England, un organismo chiamato a identificare gli investimenti per lo sviluppo delle skills attraverso uno stretto dialogo con gli imprenditori, i fornitori della formazione e le organizzazioni sindacali.

Ecco alcune caratteristiche chiave del modello organizzativo di Skills England:

  • Collaborazione interistituzionale: L’ente lavora con il Consiglio per la Strategia Industriale (ISC) per delineare un piano a lungo termine che garantisca una forza lavoro qualificata e una crescita inclusiva. Collabora inoltre con il Dipartimento per le Imprese e il Commercio (DBT), il Tesoro di Sua Maestà e il Dipartimento per il Lavoro e le Pensioni, con l’obiettivo di raggiungere un tasso di occupazione dell’80%, il più alto tra i Paesi del G7.
  • Focus sulla migrazione e sullenergia pulita: Skills England si coordina con il Comitato consultivo sulla migrazione per ridurre la dipendenza da lavoratori stranieri, mentre collabora con il Dipartimento per la Sicurezza Energetica e lo Zero Netto per identificare le competenze necessarie a sostenere la transizione energetica.
  • Decentramento e inclusione regionale: Sebbene la sede principale sia a Londra, l’ente ha istituito amministrazioni decentrate in Scozia, Galles e Irlanda del Nord per promuovere una collaborazione tra le quattro nazioni e diffondere opportunità in tutto il Regno Unito.

L’enfasi posta da Skills England sulle competenze riflette le priorità individuate anche dal rapporto Draghi sulla competitività europea. Nonostante la Brexit, le politiche britanniche mostrano una sorprendente convergenza con gli obiettivi dell’UE, in particolare riguardo alla Green Economy e alla formazione professionale. Questa situazione ribadisce l’idea che la Brexit sia stata un errore strategico per il Regno Unito, soprattutto in un momento storico in cui la cooperazione e la condivisione delle competenze risultano fondamentali per affrontare le sfide globali.

Al di là delle scelte passate, qui c’è un piano strategico per il futuro, come si vede. Si conferma la tradizionale capacità anglosassone di interpretazione dei megatrends e di pianificazione. E in Italia?

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