Dirigenti scolastici, saranno mai valutati?
Lo scorso 25 novembre si è svolto al Ministero “il secondo incontro del Confronto sul nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici”, come lo definisce con prudente linguaggio diplomatico un comunicato della Cisl scuola: ennesima puntata di quello che si potrebbe definire uno sceneggiato tipo Beautiful che va in onda dai tempi del SIVADIS (Sistema di Valutazione dei Dirigenti Scolastici), il primo tentativo di differenziare la retribuzione degli ex presidi e direttori didattici, diventati “Dirigenti” in applicazione della riforma Bassanini (legge n. 59/1997) e del successivo Decreto Legislativo 165/2001, del quale la nostra newsletter dava notizia già nel 2003.
Sembra in effetti di rivivere un déjà-vu, come succede in certi sogni che si ripetono nel tempo, sempre uguali: “L’Amministrazione ha presentato due schede di valutazione, complete di obiettivi, indicatori e relativi pesi. La prima scheda presenta un numero ridotto di obiettivi, essendo riferita all’anno scolastico corrente; la seconda è invece completa dell’intero set che l’Amministrazione intende adottare per il successivo anno scolastico”.
Ma chi valuta che cosa e come non è chiaro, salvo che per il compito del Direttore dell’USR: “Il punteggio derivante dalle evidenze collegate agli obiettivi arriva sino ad 80 mentre i restanti 20 punti per ottenere il massimo (100 punti) sono rimessi all’apprezzamento discrezionale del direttore regionale competente”.
Però poi iniziano le riserve, più o meno quelle di sempre: “Alcuni indicatori sono strettamente amministrativi, quasi adempitivi, e poco rappresentativi dell’attività del dirigente scolastico. Altri sono invece più complessi ma condizionati da decisioni degli organi collegiali”, come nel caso, ad esempio, dell’adesione a reti o ad iniziative di innovazione e di sviluppo didattico. Per conseguenza “Il sistema di valutazione risulta così sospeso tra una visione puramente tecnico amministrativa e la valorizzazione di aspetti progettuali che però richiedono la partecipazione di altri soggetti nell’assumere decisioni”.
Non basta, perché “Vi sono poi degli indicatori che nella loro specificità costituiscono una sorta di intrusione nell’orientamento progettuale delle scuole autonome” come quelli che riguardano l’attivazione di scambi con istituzioni scolastiche all’estero, compresi Erasmus ed E-twinning, iniziative che potrebbero “non essere il pensiero primo nella progettazione curricolare di alcuni livelli scolastici in alcune particolari zone del Paese”.
La CISL Scuola, che pure tra i sindacati è quello più disponibile al dialogo, ribadisce perciò le sue “preoccupazioni per un sistema di valutazione costruito senza le caratteristiche di terzietà e collegialità”. E le sue riserve sulla natura “discrezionale” dei 20 punti su 100 (quelli riservati al Direttore USR): perciò il sindacato chiede che essi siano “aggiuntivi e compensativi e che comunque sia possibile per i dirigenti raggiungere il massimo punteggio sulla base di dati misurabili”.
Risultato, in linea con il passato: il rinvio ad altro incontro, previsto per il prossimo 5 dicembre 2024.
Vedremo che esito avrà. Va comunque dato atto alla CISL Scuola di essere il sindacato più impegnato a cercare una soluzione all’annoso problema della valutazione qualitativa del lavoro dei dirigenti scolastici. Tema che sarà oggetto anche del convegno “Dirigenza scolastica, verso quali scenari?” indetto per il prossimo 10 dicembre a Roma (Grand Hotel Palatino, via Cavour, 213) con la partecipazione di autorevoli esperti a due sessioni di dibattito che saranno coordinate dal direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra. Daremo notizie più dettagliate nella newsletter della prossima settimana, che i nostri lettori riceveranno il 9 dicembre.
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