Buon Compleanno scuola media/1

Fra qualche mese la scuola media, oggi secondaria di primo grado, compie sessant’anni.

Ma c’è poco da festeggiare, dice un reportage del Corriere della Sera, che va ad aggiungersi ad un coro di delusi, i quali da una serie di nobili principi iniziali arrivano ad evidenziare nel tempo solo criticità fino a sancirne l’abolizione, peraltro già tentata da una legge che voleva sottrarre un anno per rinvigorire i due segmenti ritenuti più robusti del nostro sistema: quello primario e secondario superiore.

All’epoca un ulteriore grado scolastico per tutti aveva certamente contribuito ad elevare il livello culturale di “ciascun cittadino e di tutto il popolo italiano”, soprattutto per le zone rurali e più disagiate; una scuola pensata per un alunno “preadolescente” che però in pratica faticò a costruirsi un’identità adeguata in un così breve arco di tempo, contesa fin dall’inizio tra una post-elementare ed una secondaria di stampo ginnasiale. Un curriculum triennale rigido ed un approccio frammentato alle discipline, anziché seguire un impianto orientativo riportarono una concezione selettiva che aumentò gli insuccessi con rischi concreti di abbandono.

La mancanza di flessibilità nel piano di studi impedì la possibilità di personalizzare il percorso educativo ed una collaborazione più efficace con le famiglie e le realtà del territorio, aumentando così i divari tra le diverse realtà sociali. Tre anni isolati si rivelarono ben presto insufficienti per far fronte ai cambiamenti fisiologici e psicologici degli alunni, i cui ritmi di apprendimento richiedevano tempi e modi più distesi e articolati.

Una riforma che doveva migliorare l’organizzazione amministrativa, quella degli “istituti comprensivi”, fortemente voluta,  e sostenuta dall’allora direttore generale della scuola elementare Rubinacci che colse al volo l’opportunità offerta dalla legge del gennaio 1994, n. 97 sulla montagna di poter istituire nei comuni montani con meno di 5 mila abitanti istituti comprensivi, che univano sotto la stessa dirigenza le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, si rivelò una soluzione efficace anche per gli apprendimenti. Ma la situazione fu applicata a macchia di leopardo ed ancora oggi i tre segmenti vivono in tanti casi da separati in casa, mentre il curricolo potrebbe recuperare quella dimensione unitaria del progetto educativo centrato sulla persona, beneficiando di una maggiore articolazione nelle aree disciplinari, aumentando la collaborazione tra i docenti soprattutto nei momenti più delicati del passaggio tra un grado e l’altro.

Il primo ciclo obbligatorio è alla base del nostro sistema, che si collega con uno precedente dei servizi per la prima infanzia e uno seguente delle scuole di indirizzo. Negli istituti comprensivi un progetto educativo per campi di esperienza introduce gli alunni nella scuola primaria, valore aggiunto sul piano dell’alfabetizzazione, che prosegue nella secondaria di primo grado, dove le discipline radunate in aree di apprendimento esprimono un alto valore orientativo. Undici anni per raggiungere da un lato un obiettivo formativo e inclusivo (unitarietà e individualizzazione) e dall’altro un’offerta omogenea su tutto il territorio.

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