Aprea dixit/3: il tempo pieno a rischio? È solo una paura delle maestre

Nei dibattiti sulla riforma della scuola fa sempre capolino la questione del tempo pieno della scuola elementare, per il quale la bozza di decreto legislativo ha rafforzato i dubbi invece di fugarli.
Nel testo al vaglio del Consiglio dei ministri si prevede l’abrogazione dell’attuale formula di tempo pieno nella scuola elementare (40 ore settimanali con doppio organico di insegnante per classe).
Al suo posto si parla genericamente di tempo scuola di 27 ore settimanali obbligatorie, di altre 3 opzionali (e fanno 30), a cui aggiungere il tempo di assistenza alla mensa (nel caso limite di 5 giorni di mensa alla settimana da 2 ore ciascuna vi sarebbero altre 10 ore da calcolare): 27+3+10= 40 ore.
Le famiglie possono forse stare tranquille, gli insegnanti un po’ meno.
Ne è convinta anche il sottosegretario Valentina Aprea, che nell’intervista al “Resto del Carlino” sostiene che l’allarme sul tempo pieno nasce dalla preoccupazione di alcuni insegnanti che avrebbero voluto fosse mantenuto il doppio organico.
Ma davvero l’allarme viene dal timore di modificare l’organizzazione interna delle classi a tempo pieno? Oppure la controproposta ministeriale di un tempo pieno a spezzatino (27+3+10) è considerata senz’anima, ragionieristica e priva di un progetto unitario?
Una “non proposta” che potrebbe avviare un’inversione di tendenza rispetto alla domanda crescente di un servizio che, tutto sommato, piace alle famiglie per la formula didattica oltre che per l’aspetto sociale.
Su una cosa l’on. Aprea è convincente: quando respinge al mittente la domanda circa l’ipotesi che le attività opzionali (le 3 ore settimanali aggiuntive, per intenderci) sarebbero a pagamento per le famiglie: “Non si è mai neanche pensato una cosa del genere. Lo smentisco categoricamente”.
Intanto il Coordinamento nazionale in difesa del tempo pieno e prolungato (coordtempopieno@yahoo.it) ha annunciato di aver raccolto in poche settimane 17 mila firme (ha aderito anche il segretario generale della Cisl-scuola Daniela Colturani) per la difesa di questi modelli di scuola.