Aprea: ‘Il decreto sulla Istruzione professionale è incostituzionale’

Esiste un profilo di incostituzionalità all’articolo 6 comma 2 del nuovo decreto, quando, facendo riferimento all’autonomia scolastica, si prevede la possibilità per le scuole di istituire, a conclusione del primo biennio, un terzo anno in cui lo studente può conseguire, in classi distinte da quelle in cui proseguono i percorsi quinquennali, i titoli di qualifica“. Lo dichiara Valentina Aprea, componente della Conferenza Stato-Regioni, durante un’audizione in commissione Cultura alla Camera sui profili attuativi della legge n. 107 del 2015, relativa alla riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione.

Aprea, già sottosegretario all’istruzione con Letizia Moratti e poi presidente della commissione Istruzione della Camera, attualmente assessore all’istruzione, formazione professionale e lavoro della Regione Lombardia, ribadisce quanto già da lei detto a caldo, subito dopo la pubblicazione dello schema di decreto delegato sul riordino dell’istruzione professionale.(http://www.tuttoscuola.com/content//uploads/2017/01/istruzione_professionale.pdf)  

I percorsi regionali di istruzione e formazione professionale – spiega – sono di rango costituzionale, perché le Regioni hanno pari dignità rispetto allo Stato e al ministero dell’Istruzione, quindi una scuola non può, in regime di autonomia, istituire un percorso di rango costituzionale, tanto è vero che il dpr 275 del 1999 all’articolo 9 rimanda sì all’ampliamento dell’offerta formativa, ma specifica che ha a che fare col piano di studi, non con l’ordinamento. Qui parliamo di percorsi ordinamentali che prevedono una durata diversa, tre anni e non cinque, nonché un titolo di studio finale diverso, la qualifica e non il diploma: il dpr 275 non consente questo tipo di forzatura“.

Se si dovesse proseguire su questa strada – avverte – noi faremo ricorso alla Corte costituzionale, perché i percorsi d’istruzione regionale devono essere di pari dignità rispetto a quelli statali“.