Alla scuola serve un docente nuovo: scenari, strumenti e strategie

La scuola ha bisogno di continuità e di una reale attuazione delle leggi per produrre nei contesti scolastici approcci e modi di pensare e, quindi, comportamenti professionali funzionali nella forma e nella sostanza al raggiungimento degli obiettivi fissati nella legislazione, in mancanza dei quali ogni nuova legge o riforma non potrà portare lontano. Il succedersi di interventi legislativi, di riforme continue, genera negli operatori scolastici un diffuso malessere che si manifesta come incertezza e resistenza verso il cambiamento, incapacità di comprendere la necessità delle innovazioni, sconcerto per i continui mutamenti di direzione rispetto alle innovazioni promesse.

La prima operazione da compiere, dunque, è offrire le chiavi di lettura degli scenari e delle sfide per capire il cammino da percorrere. L’emergere del “vivere scolastico”, aiuta tutti a capire cosa ci succede tutti i giorni. Ne abbiamo parlato nel numero di settembre di Tuttoscuola, riportiamo di seguito una sintesi dell’intervento.

Il docente, fuoriclasse della crescita qualitativa

La strada per il miglioramento della scuola passa per i buoni insegnanti prima ancora che per le riforme. L’educazione delle nuove generazioni può essere efficacemente perseguita solo in un sistema adeguato in cui siano valorizzate l’autonomia e la responsabilità dei docenti e dei dirigenti scolastici, attori di primo piano del percorso formativo, veri protagonisti di un nuovo modello di sviluppo. Se vogliamo accelerare la trasformazione, va ascoltata la voce di chi rappresenta in modo significativo questo contesto, va valorizzato il ruolo determinante della componente docente per l’ammodernamento e lo sviluppo del nostro tessuto sociale.

La figura del docente è offuscata e spesso non riconosciuta a causa di tante ragioni.

Capirne le ragioni è la strategia vincente per superare il malessere che serpeggia nel corpo dirigente e docente. Va promosso un confronto su questo tema che è di primaria importanza per lo sviluppo del sistema educativo, un cammino che non è affatto scontato e lineare, ma segnato da difficoltà e ostacoli.

Le sfide per il futuro sono molteplici in una società percorsa dalla globalizzazione e dalle disuguaglianze, solcata dalle paure e stravolta dalle migrazioni. Da questo contesto socio-politico devono essere tratti gli elementi per la costruzione di un progetto capace di parlare ai dirigenti e ai docenti, di condividerne il disagio, l’insicurezza.

Certo per farlo, bisogna partire dalla consapevolezza che niente “… sia facile, rapido, spontaneo, improvvisato, approssimativo. Credo nella forza di ciò che dico che è lento, calmo, ostinato, senza fanatismi né entusiasmi. Non credo a nessuna liberazione né individuale né collettiva che si ottenga senza il costo di un’autodisciplina, di un’autocostruzione, di uno sforzo” (Italo Calvino).

Questo significa impostare un programma generativo di una nuova capacità di creare sistema, di stimolare l’innovazione per rimuovere gli squilibri degli esiti formativi dei ragazzi che vanno corretti con urgenza. Altrimenti, prima o poi, si pagano.

Senza eccedere negli annunci, ma lavorando con tenacia e determinazione alla creazione di una relazione fiduciaria che genera senso di appartenenza nei docenti, nei dirigenti scolastici.

La competitività delle istituzioni scolastiche non può prescindere da un capitale umano altamente qualificato e motivato. Solo se nella scuola trova diritto di cittadinanza l’autorevolezza di dirigenti scolastici, docenti, personale amministrativo, gli esiti formativi degli studenti potranno risultare vincenti nel rapporto con il mondo del lavoro e della società.

I docenti sono ancora più spinti a impegnarsi per il miglioramento qualitativo degli esiti degli studenti in presenza di una vera officina delle idee idonee ad affrontare il continuo cambiamento che avrà orizzonti sempre più larghi.

Bisogna imparare a unire qualità e quantità, rapidità e approfondimento, varietà, solidità e competenza, intercettando i bisogni reali e attuali del mondo scuola, ritrovando la giusta sintonia con le esigenze e le richieste che i docenti si trovano ad affrontare, quotidianamente, in classe.

Sarebbe perciò opportuno sostenere la formazione del personale partendo dai bisogni reali e individuali, indagati con serietà e in modo capillare, così da progettare percorsi validi e personalizzati che possano essere motivo di pieno e fattivo coinvolgimento degli interessati. Naturalmente la personalizzazione dei percorsi non dovrà ostare al loro inserimento armonico in un piano di più ampio respiro che contemperi le esigenze individuali con quelle collettive degli istituti scolastici e del territorio anche nazionale. Ciò comporta l’elaborazione di strategie (non sempre facili da ideare, ma necessarie) per strutturare dei percorsi che integrino, partendo dall’individuale, anche la comprensione del collettivo come parte fondamentale di un percorso personalizzato.

Il contratto della scuola è decisivo per ricostruire l’affievolito valore di “bene comune” che costituisce la base di lancio di partecipazione e innovazione, per il riconoscimento delle funzioni e delle responsabilità, attraverso la retribuzione. Perché se un docente è colto e preparato ma è un “poveraccio”, in un contesto nel quale si propaganda la ricchezza come sinonimo di successo, prestigio e realizzazione, sarà comunque precario nella retribuzione, anche quando è di ruolo!

Dal punto di vista quantitativo il piano triennale di aggiornamento dei docenti, avviato a decorrere dall’anno scolastico 2016/2017, mette in gioco un significativo stanziamento: 325 milioni di euro per la formazione – obbligatoria e permanente – degli insegnanti.

L’assegnazione dei fondi, però, deve andare oltre la modalità dell’assegnazione a pioggia per assumere un’espressione di una logica di sistema con obiettivi di rafforzamento e crescita del profilo professionale del singolo docente.

Alla scuola serve un docente nuovo

Leggendo i dati relativi alle esperienze in corso, andando al di là dei numeri, infatti, si colgono diversi segnali di criticità e elementi che suggeriscono in itinere una trasformazione significativa del modello di sviluppo delle manifestazioni di formazione in servizio in atto.

Vanno avviati al più presto, programmi di valutazione delle azioni di aggiornamento in grado di verificare l’efficacia della gestione dei fondi assegnati, delle iniziative promosse, i risultati che sono stati raggiunti con la card, con la digitalizzazione, le criticità e i punti di forza delle azioni di aggiornamento promosse e realizzate.

Per migliorare l’attrattività dei percorsi di formazione e dunque l’attiva partecipazione dei docenti, occorrerebbe superare la logica del confronto che nel Piano per la formazione 2016/19 occupa ampio spazio, per concentrarsi su quello della collaborazione tra istituzioni scolastiche diverse e con il territorio e della diffusione di buone pratiche. Con questa dimensione il personale diventa protagonista della propria valorizzazione professionale a cui andrebbero associati incentivi di sviluppo professionale ed economico.

Sulla scorta di alcune esperienze territoriali andrebbe prefigurata la sistematizzazione delle creazioni di figure di sistema e di rete con l’attivazione di percorsi formativi destinati a chi già svolge funzioni di collaborazione con il dirigente scolastico, di coordinamento all’interno della comunità scolastica.

Particolare significatività potrebbe assumere la previsione di una figura professionale che “curi” lo sviluppo in ciascuna scuola della formazione ex post, ossia la realizzazione nei contesti di insegnamento-apprendimento delle progettualità emerse all’interno dei percorsi frequentati.

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