Adro: preside, pensaci tu!

Se i riflettori si sono quasi del tutto spenti sulla scena di Adro, non vuol dire che i problemi del nuovo polo scolastico colpito da una pioggia di “soli delle Alpi” siano stati risolti.

Tutto è ancora come un mese fa, quando il sindaco leghista aveva inaugurato il nuovo complesso scolastico, mostrando al mondo i segni, replicati ossessivamente, di quella che lui stesso ha chiamato memoria di cultura locale.

Consigli comunali, incontri in prefettura, assemblee e manifestazioni non hanno prodotto alcun cambiamento, anche perché il sindaco, pur lasciando intendere che si adeguerà all’invito del ministro Gelmini di riportare a norma l’edificio, non è disposto a pagare un centesimo per rimuovere i “suoi” simboli. E ora c’è chi minaccia il ricorso alle vie legali, se i 700 soli di Adro non saranno rimossi. Lo ha dichiarato, il segretario provinciale del Pd di Brescia, Pietro Bisinella.

Le stime dell’operazione, azzardate da più parti, vanno da un massimo di 30mila a un minimo di 2.500 euro. Ma chi deve rimuovere e pagare?

La risposta è arrivata dal direttore generale dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia, che alcuni giorni fa ha invitato formalmente il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Adro a provvedere direttamente alla rimozione dei simboli, il quale in quanto “garante del corretto svolgimento del servizio formativo nonché il consegnatario dei beni mobili ed immobili che sono necessari per l’espletamento dello stesso” dovrà “attivarsi per una positiva risoluzione del caso”.

L’operazione “rimozione” dovrà avvenire “nel rispetto e nei limiti delle diverse competenze istituzionali, ben conoscendo ed apprezzando l’opera meritoria svolta dall’Amministrazione”.

Non sarà un’operazione semplice. Il consiglio di istituto deve decidere concretamente ogni aspetto della “bonifica”, e chiarire un altro problema, rimasto finora nell’ombra, quello cioè della titolazione della scuola a Miglio, il cui nome campeggia a lettere cubitali sul frontone del nuovo edificio. Il nome, come si sa, l’ha scelto il sindaco, anziché, in base alla normativa in materia, il consiglio di istituto.

Il Consiglio di istituto farà buon viso, piegando la testa sia ai costi della bonifica sia all’intitolazione imposta?