Adro e Lega: la politica resti fuori dalla scuola

Per la seconda volta in pochi mesi il piccolo comune di Adro (6000 abitanti in provincia di Brescia), o meglio il suo sindaco leghista Oscar Lancini, conquista la ribalta mediatica nazionale: prima con l’idea di far saltare il pranzo ai bambini i cui genitori non versano il contributo per la mensa (magari perché non possono), e ora con l’iconografia leghista – il simbolo del ‘sole delle Alpi’ – stampigliata sui banchi, nelle aule, e perfino nei cestini dell’immondizia di una scuola pubblica, ancorché comunale: il nuovo polo scolastico non casualmente intitolato a Gianfranco Miglio, l’ideologo della Lega Nord delle origini.

Le trovate del sindaco di Adro non risultano peraltro condivise da altri primi cittadini della sua stessa fede (è il caso di chiamarla così, visti i riti e i miti dei seguaci di Bossi), e neppure dalla sua conterranea bresciana Mariastella Gelmini, che parla di “un certo folklore” e di un “certo estremismo, che ovviamente io come Ministro dell’Istruzione non condivido” e che “forse nemmeno tutto il partito della Lega può condividere” perché si tratta di “esasperazioni che non fanno bene neanche a quel movimento“.

Insomma il sindaco iperleghista resta solo, sia pure confortato dal consenso dei suoi concittadini ed elettori. Meno male, perché sarebbe grave e preoccupante che nell’anno in cui si celebra  il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia prendessero piede iniziative che antepongono una sorta di localismo autoreferenziale  al senso di appartenenza ad una comune identità nazionale. Soprattutto in un luogo, come la scuola, che tale identità ha contribuito a costruirla fin dalle origini dell’Italia come Stato unitario. E dal quale la politica deve restare fuori.