Quota 100: perché lascio il servizio? Una interessante indagine della Cisl-scuola

La Cisl-scuola ha condotto un rapido sondaggio tra i docenti che, approfittando della legge di quota 100, hanno lasciato il servizio anticipatamente. Due su 5 non avrebbero preso questa decisione se ci fosse un più significativo riconoscimento sociale del proprio lavoro. Un dato che colpisce molto.

Ma vediamo in cosa è consistito il sondaggio. Queste le quattro semplici domande rivolte ad un campione rappresentativo delle diverse realtà territoriali e professionali di docenti in uscita anticipata, proposte durante i servizi di consulenza previdenziale nella fase di riapertura dei termini per le domande di pensione:

  1. Qual è il motivo principale che ti ha spinto a fare domanda di pensione?
  2. Qual è il fattore che più ha inciso nel determinare stress lavorativo?
  3. Cosa pensi che ti mancherà del tuo lavoro?
  4. Sarei rimasto volentieri in servizio se….

Modestia delle retribuzioni, scarsa considerazione del proprio lavoro a livello sociale. Sono queste le ragioni che in misura prevalente hanno spinto a lasciare il servizio, approfittando dei nuovi requisiti della cosiddetta quota 100, il personale della scuola (circa 16.800 le domande presentate entro il 28 febbraio 2019).

La prima domanda riguarda le motivazioni della scelta. Più della metà degli intervistati ha denunciato un’esplicita condizione di stanchezza (22,6%), o comunque la convinzione di avere già lavorato abbastanza (29,5%). La risposta è venuta soprattutto dai docenti di primaria e infanzia.

La seconda domanda punta a individuare le cause che appesantiscono le condizioni di lavoro, inducendo a cogliere l’opportunità di abbandonare la propria attività. Prevale nettamente una percezione di eccessiva complessità, denunciata nel 36,7% dei casi, mentre la difficoltà nei rapporti con le famiglie (23,2%) supera di qualche punto quella legata alla conduzione della classe (19%).

Per la terza domanda, ciò che dell’esperienza di lavoro mancherà di più è il rapporto con gli alunni, come dichiara il 53,6% degli intervistati. Una nostalgia molto più forte di quella riservata ai colleghi (17,7%), ma non è trascurabile la percentuale di chi afferma che non rimpiangerà tutto sommato nulla (28,7%).

L’ultima domanda: alla richiesta di indicare quale avrebbe potuto essere un incentivo a rimanere in servizio, non prevale, come forse ci si poteva attendere, il desiderio di uno stipendio più alto (risposta scelta comunque nel 30,9% dei casi), ma quello di un più significativo riconoscimento sociale del proprio lavoro, che è la risposta data dal 39,1% degli intervistati. Si attesta al 16,7% la percentuale di chi avrebbe tenuto in considerazione l’offerta di maggiori opportunità di carriera, mentre la possibilità di lavorare più vicino a casa viene indicata come condizione che avrebbe potuto favorire una permanenza in servizio solo dal 13,3% del campione.

Dal monitoraggio della CISL-scuola esce la radiografia, non solo di chi lascia il servizio, ma dell’intera categoria del personale scolastico; una radiografia che vale come monito e come appello soprattutto per il mondo politico.