L’anima della scuola

Lorenzo Fioramonti, a differenza del suo predecessore Marco Bussetti, che si considerava un tecnico (oltretutto proveniente dall’amministrazione scolastica) prestato alla politica, ha una concezione eminentemente politica del suo ruolo di ministro dell’Istruzione, come ha avuto modo di dimostrare sostenendo apertamente lo sciopero studentesco per il clima anche attraverso l’esposizione sul balcone del Miur di uno striscione verde con lo slogan ‘ISTRUZIONE, NO ESTINZIONE’.

La sua convinzione è che l’intero asse culturale della scuola italiana dovrebbe essere ripensato in chiave ambientalista e a sostegno dello sviluppo sostenibile, inserendo queste tematiche nei piani di studio di tutti gli studenti e facendo di esse l’orizzonte valoriale della nuova scuola. La notizia, contenuta in una dichiarazione rilasciata dal ministro all’agenzia Reuters (“Tutte le scuole dedicheranno 33 ore all’anno, circa un’ora a settimana, alle questioni relative ai cambiamenti climatici”) è stata rilanciata dalla stampa internazionale, che ha sottolineato il fatto che l’Italia sarebbe così il primo Paese al mondo a rendere obbligatorio lo studio dell’educazione ambientale. Concetto ribadito dal ministro in Parlamento durante l’audizione in commissione congiunta Cultura di Camera e Senato: “L’anno prossimo l’Italia sarà il primo Paese al mondo dove lo studio dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile sarà obbligatorio”.

Il riferimento alle “33 ore”, che è il numero di ore assegnate dal 2020-2001 all’educazione civica, fa capire che Fioramonti intende attingere anche a questa riserva di ore per la nuova materia, ma è chiaro che nella visione del ministro anche le altre discipline dovrebbero avere una curvatura, una valenza di tipo ambientalistico. Non solo quelle scientifiche (chimica, fisica, matematica) ma anche le altre, a partire da geografia e storia, per arrivare all’area economico-giuridica e a quella linguistica, letteraria e artistica.

Una sfida impegnativa da molti punti di vista. Come risponderà la scuola a questa sollecitazione? Qualcosa potrà essere fatto, a breve, nell’ambito delle 33 ore di educazione civica, mentre per le altre discipline molto – quasi tutto – dipenderà dalla sensibilità degli insegnanti e anche dalla disponibilità di libri di testo e materiali didattici che quella sfida sappiano raccogliere.

Ma il pressing di Fioramonti sulle tematiche ambientaliste va oltre i confini della politica scolastica, e merita un approfondimento.