La scuola della sostenibilità: educare per cambiare

C’è qualcosa di nuovo nel nostro panorama sociale. Si riaffacciano i giovani, che sembrano decisi a prendere in mano il loro futuro. Può essere una buona notizia per l’educazione. Una adolescente svedese, di nome Greta, apprende a scuola, frequentando le lezioni, dei grandi problemi ambientali che minacciano il pianeta, e che già oggi rappresentano un attentato alla qualità della vita di tutti gli abitanti della nostra casa comune, la terra. Anche gli altri suoi compagni di classe ricevono le stesse informazioni che riceve Greta, ma, a differenza dei suoi coetanei, lei non si limita ad ascoltare. Quello che apprende a scuola le apre gli occhi, si sente interpellata in prima persona, decide di agire. Come Malala è diventata un simbolo per tutte le ragazze del mondo che vivono in situazioni di discriminazione, alle quali è riservato un destino che non prevede per le donne la possibilità di studiare, emanciparsi dalla subalternità, realizzarsi secondo i propri sogni e i propri talenti, così Greta Thunberg è diventata oggi l’icona di un imponente movimento di coscientizzazione, che sta montando come una marea, e che incalza i decisori politici del mondo, ma mette anche in discussione le modalità consumistiche e lo stile di vita della quotidianità di ciascuno di noi.

Ne abbiamo parlato all’interno dell’inserto de La scuola che sogniamo dedicato alla scuola della sostenibilità e pubblicato nel numero di febbraio di Tuttoscuola.

È interessante notare che chi ha armato l’azione di Greta, così come l’impegno di Malala, è stata la scuola. Non sono mancati né mancano i critici occhialuti che invitano i giovani del movimento dei Fridays For Future a rientrare nelle aule scolastiche abbandonando le piazze colorate e animate dei tanti cartelli che invitano a prendersi cura del presente e del futuro del grande malato, il pianeta già ‘in fiamme’.

Ma gli insegnanti che hanno contribuito a rendere consapevole Greta dei rischi ambientali e delle responsabilità umane dovrebbero essere fieri di questa studentessa, che li ha presi tanto sul serio da decidere di fare l’unica cosa in suo potere: non stare a guardare, incalzare i politici, sensibilizzare gli indifferenti.

Questo è quanto deve fare la scuola, se vuole non limitarsi a fornire informazioni e nemmeno a promuovere lo sviluppo delle competenze, ma essere ambiente educativo di apprendimento. Tutti ricordiamo le parole di Malala: «Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo». Un bambino, o anche una bambina. Come Malala, come Greta. Come i tanti giovani che hanno bisogno di ‘un insegnante’ che li aiuti a diventare protagonisti del cambiamento. Perché, come scrive Roser Battle, «Se l’educazione non serve per migliorare il mondo, allora semplicemente non serve».

Puoi leggere l’articolo integrale all’interno dell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato all’interno del numero di febbraio di Tuttoscuola, clicca qui

Abbiamo parlato della scuola della sostenibilità nell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato nel numero di febbraio di Tuttoscuola 

La scuola della sostenibilità è il modello che abbiamo presentato nel mese di febbraio all’interno del nostro progetto “La scuola che sogniamo”.

Nell’inserto pubblicato all’interno del numero 599 febbraio di Tuttoscuola, oltre a questo articolo di Italo Fiorin troverai i seguenti approfondimenti sulla scuola della sostenibilità:

– Il villaggio della terra si prepara al piano educativo globale, di Pierluigi Sassi
– La rete nazionale delle scuole green
– Accorgerci della trama invisibile che lega la nostra vita al pianeta che abitiamo, di Franco Lorenzoni
– Un’esperienza della classe 5° I di Palermo, di Alessandra Marina Dia
– La scommessa dello scientifico di Parma, di Giovanna Azzoni ed Elisa Chierici
– Per un diverso stato sociale, di Annamaria Poggi

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