Il dirigente con il cerino in mano

Tiene banco in questi giorni sulla stampa nazionale la notizia dei provvedimenti disciplinari per i dipendenti statali previsti dal decreto della Funzione Pubblica di imminente pubblicazione.

Si parla di un decalogo che specifica i possibili casi che possono dar luogo a provvedimenti disciplinari compreso anche il licenziamento in tronco.

Si tratta di un giro di vite per colpire i furbetti, non solo quelli del cartellino. Ci auguriamo che anche nella scuola quel decalogo possa servire a dividere il grano dal loglio, i comportamenti corretti o virtuosi da quelli negligenti o fraudolenti.

Ma ci sia consentito di essere pessimisti sull’efficacia delle nuove norme, perché quasi sempre la difesa del personale accusato si dimostra più forte e agguerrita (e quasi sempre vincente) del dirigente che accusa.

Il dipendente colpito da un provvedimento disciplinare cerca e trova facilmente un battagliero difensore (a volte un sindacato, ma sempre più spesso un avvocato).

Comincia così un contenzioso nel quale il dirigente scolastico deve cavarsela da solo, perché l’Avvocatura dello Stato, sempre più gravata da un peso enorme di cause, ha deciso di occuparsi soltanto di cause generali, rimettendo quelle individuali alla diretta competenza degli Uffici scolastici che, a loro volta, quando va bene, si limitano a fornire al dirigente scolastico linee generali difensive.

Il dirigente scolastico resta solo con il cerino acceso tra le dita e cerca di districarsi tra le procedure del codice, facendo attenzione a non cadere anche in accuse di mobbing verso il dipendente.

Il contratto nazionale, prossimo al rinnovo, dovrebbe definire modalità e procedure per l’applicazione del decalogo della Funzione Pubblica. Basteranno?