Università, aumentano gli studenti che si iscrivono più tardi

Aumenta in Italia il numero degli studenti che finita la scuola si prende una “pausa di riflessione” prima di iscriversi all’Università. Nel nostro paese, infatti, il 24% dei giovani, terminata la scuola, decide di posticipare l’iscrizione all’università per cominciare subito a lavorare. Una percentuale che, se si considera il totale degli studenti lavoratori, si alza fino al 39%, un dato in linea con la media continentale del 40%. è quanto emerge dall’indagine comparata in 25 paesi europei ‘Social and economic conditions of student in life Europe – Eurostudent IV 2008 – 2011’, presentata oggi a Milano dalla Fondazione Rui, insieme ad alcuni dati della sesta indagine Eurostudent sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani.

In particolare, rileva l’indagine, 13 studenti su cento iscritti sono entrati all’università con almeno due anni di interruzione dopo la conclusione degli studi secondari. A questi si aggiungono altri 11 studenti ogni cento iscritti che hanno interrotto gli studi per almeno un anno. In sostanza, il 24% degli studenti (1 su 4) non si è iscritto subito all’Università, ma ha rinviato l’immatricolazione a un momento successivo.

L’interruzione degli studi fra il conseguimento del diploma di scuola secondaria e l’ingresso nell’università, rileva ancora l’indagine, è un fenomeno comune a tutti i paesi europei, anche se con grandi differenze. In Nord Europa l’interruzione è un’esperienza piuttosto diffusa. In Danimarca è pari al 38%; in Irlanda riguarda il34% degli studenti. La Finlandia ha una percentuale pari al 28% e la Norvegia segna un 24%.

I più alti tassi di iscrizione senza interruzione si registrano in Croazia, Romania, Lituania e Repubblica Ceca, con valori che arrivano al 90%. Nell’Europa meridionale prevalgono di gran lunga gli studenti che proseguono gli studi senza interruzione. Quelli che riprendono gli studi a distanza di oltre due anni sono pari al 2% in Croazia, al 3% in Francia e al 4% in Spagna. L’Italia è allineata con Germania, Austria, e Svizzera. In questi paesi gli studenti che hanno ripreso gli studi dopo almeno un anno di interruzione sono circa il 15%.

Ma chi sono i ragazzi che tornano a studiare? Se l’interruzione supera i due anni, nella stragrande maggioranza dei casi si torna a studiare a 25 anni o più. I “rientrati”, sono quindi “studenti adulti”, che hanno spesso una consolidata esperienza di lavoro. E che, in rapporto ai loro colleghi europei, continuano ad avere maggiori difficoltà a rendersi autonomi dalla famiglia di origine.

A titolo di confronto, all’estero gli studenti che nella fascia 25-29 anni vivono fuori dalla loro famiglia di origine, già con partner e/o figli sono in Austria il 36% di questa classe d’età , il 32% in Olanda, il 41% in Romania, il 47% in Svezia e il 30% in Slovenia. Questi studenti si dimostrano assai più precoci dei loro “colleghi” italiani, che riescono ad acquisire analoghi gradi di autonomia a 30 anni o più. Nella fascia dei trentenni o più, il 60% degli studenti italiani vive fuori della famiglia di origine.