Pubblicato il Dossier Statistico Immigrazione. Più ombre che luci

È disponibile in libreria e presso l’editore l’edizione 2023 del Dossier Statistico Immigrazione, l’annuale rapporto sociostatistico sull’immigrazione in Italia curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con il Centro studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, e realizzato con il sostegno dell’Otto per mille della Chiesa Valdese e dello stesso Istituto “S. Pio V”.

Il Dossier, un poderoso volume di oltre 500 pagine, è composto da una vasta gamma di capitoli tematici, concernenti gli argomenti più rilevanti del fenomeno migratorio in Italia, ciascuno dei quali contiene un’analisi dei dati più aggiornati, raccolti da fonti ufficiali, esposta in maniera chiara e divulgativa. Una corposa appendice statistica e una serie di capitoli dedicati alla situazione migratoria in ciascun contesto regionale, corredata da infografiche e tavole riassuntive che arrivano fino al dettaglio provinciale, consente di disporre di informazioni e dati importanti anche per singole unità territoriali.

L’introduzione di Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, intitolata “A ogni naufragio, la sua (e nostra) deriva. 50 anni di storia, 25 di regressione” (edizioni IDOS, 2023), riassume bene la valutazione di fondo espressa nel Rapporto. Il punto di partenza dell’analisi condotta da IDOS è il 1973, quando per la prima volta l’Italia è diventata un Paese di immigrazione perché in quell’anno il numero degli immigrati che si è fermato stabilmente in Italia ha superato per la prima volta quello degli italiani emigrati all’estero. Ma se l’Italia ha impiegato i primi 25 anni (fino al Testo Unico del 1998) a comprendere che eravamo diventati davvero un Paese di immigrazione e a introdurre una normativa adeguata, “ce ne ha messi altri 25 anni a moncarla e a snaturarla, pezzo dopo pezzo”. La presa di coscienza del fenomeno “ci ha spaventato”. Così “invece di far definitivamente cadere la lente emergenziale dei primi 25 anni (come sarebbe stato ragionevole, proprio alla luce della maturata consapevolezza del carattere ‘fisiologico’ dell’immigrazione)”, la classe politica della seconda Repubblica “non solo l’ha surrettiziamente enfatizzata, ma vi ha strumentalmente sovrapposto quella, altrettanto deformante, di tipo securitario: gli immigrati   sono una minaccia per la sicurezza, un pericolo per l’identità italiana (il sempreverde spauracchio della “sostituzione etnica”), sono clandestini, ci invadono, ci ammalano, ci rubano il lavoro, impongono le loro usanze, non pagano le tasse, vivono alle spalle degli italiani, ci passano avanti nell’assistenza… Insomma: ce ne dobbiamo difendere”.

E ancora: “in 50 anni, nei confronti dei migranti, siamo passati – con una escalation che rivela un vero e proprio mutamento antropologico – dall’empatia, al sospetto, alla repulsione, all’inimicizia, all’odio e, ultimamente, alla gelida indifferenza (per tanti versi peggiore dell’odio stesso)”.

Amara la conclusione del Rapporto, che fa riferimento ai tanti naufragi verificatisi in questi anni nel Mediterraneo: “Ogni naufragio reale chiama altri naufragi simbolici, innesca inesorabile una catena di derive: di civiltà, di diritto, di coscienza, di umanità”. Il Rapporto è un appassionato appello a prendere coscienza di queste derive e a rovesciare la tendenza a partire da una approfondita conoscenza dei fatti. Una lettura utile e interessante per le scuole e gli educatori.

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