Un’intesa che va oltre il decreto

Dopo l’intesa in Conferenza unificata, con il ministero dell’istruzione disponibile a modificare alcune parti del decreto, il tempo pieno nell’elementare (confermato nella sua attuale durata settimanale) non dovrebbe più turbare i sonni dei genitori che stanno per iscrivere i figli alla classe prima né di quelli che il figlio ce l’hanno già in un’altra classe.
Oltre al tempo pieno, altri cambiamenti sono stati introdotti con il consenso del Miur, facendo cadere il tabù della blindatura del decreto e della impenetrabilità della delega, quale riserva esclusiva di caccia del Governo.
Quanto meno il livello istituzionale ha registrato possibilità di intesa tra i diversi soggetti, anche di appartenenza politica non omogenea. Anche le Regioni uliviste, che in Conferenza unificata hanno alla fine votato contro il parere e le proposte concordate, non hanno tenuto una posizione di opposizione intransigente come si potrebbe pensare, dato che, a quanto si sa, hanno fornito un contributo fattivo al miglioramento del testo.
Il fatto nel suo insieme potrebbe essere un segnale incoraggiante per il futuro della riforma, perché, oltre ad aprirsi a prospettive di ulteriore integrazione e assestamento del decreto in sede di commissione parlamentare (ci potrebbe essere spazio per partiti della maggioranza e, chissà, anche dell’opposizione?), sembrerebbe segnare la rottura della logica del muro contro muro. Ma la prudenza qui è d’obbligo.