Una proposta per le quote regionali

In TuttoscuolaNEWS n.194 dell’ 11 aprile scorso si sottolineava che, secondo l’art. 2, co. 1, lettera l) della legge n. 53/03, le scuole sono chiamate a definire i propri Psp (Piani di studio personalizzati) tenendo conto: a) del nucleo fondamentale nazionale; b) della «quota, riservata alle regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con le realtà locali»; c) degli spazi di flessibilità assegnati all’autonomia di ogni istituzione.
I punti a) e b) sono stati posti nel dlgs. n. 59/04, mentre ciò che manca è la determinazione del punto c) da parte delle Regioni. Dopo questo avvio di legislatura regionale, tuttavia, la decisione diventa urgente.
Le Regioni devono dire al più presto se e quante ore delle 198 annuali nazionali opzionali facoltative sono dedicate alla loro quota, che diventa così obbligatoria per tutti gli studenti del loro territorio. Se seguono l’esempio dell’Emilia Romagna (che ha rinunciato alla propria quota) però, si privano le scuole dello strumento giuridico per rendere obbligatorie per tutti gli studenti 33 o 66 o 99 ore annuali delle 198 opzionali facoltative assegnate a livello nazionale. In questo caso, gli organici di 30 ore obbligatorie restano sempre affidati alla scelta delle famiglie, non alla predeterminazione delle scuole.
Ma perché, ad esempio, una Regione come la Lombardia, la regione con il più alto tasso di scambi commerciali con l’estero, dovrebbe rinunciare a potenziare obbligatoriamente per tutti i suoi studenti il nucleo fondamentale nazionale con almeno 66 ore per le lingue comunitarie e con almeno 33 per i laboratori di educazione tecnica? Per di più farebbe contenti Ministero, sindacati dei docenti e famiglie. Ma allora perché non farlo subito?