Una ‘nota aggiuntiva’ per rilanciare la scuola

La Finanziaria farà il suo corso, ma “forse non sarebbe male che, su impulso di Prodi, i ministri competenti si accordassero per redigere una ‘nota aggiuntiva’ che impostasse un ormai indispensabile percorso di lungo periodo per lo sviluppo formativo“.

L’appello è contenuto nel commento che Giuseppe De Rita ha dedicato, sul “Corriere della Sera“, alla “lectio magistralis” tenuta dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi per i cento anni della Facoltà di Economia di Roma. Una lezione autorevole, severa e controcorrente, con il suo invito alla classe politica, prima ancora che al governo pro tempore, ad “immettere nel sistema massicce dosi di competizione e concorrenza fra sedi e processi di formazione“, ad accrescere l’autonomia anche “strategica” e la responsabilità di tali sedi, e a costruire un autentico sistema di valutazione dell’efficienza e dell’efficacia di questa più ricca e articolata offerta formativa.

De Rita suggerisce che queste tre “opzioni” strategiche – alle quali va aggiunto, come accennato anche da Draghi, il rafforzamento delle “abilità generali” anche nei percorsi tecnici e professionali – siano inserite in una “nota aggiuntiva” alla Finanziaria. Ma perché una “nota aggiuntiva” e non un “collegato alla Finanziaria“, cioè uno strumento normativo, una legge? E’ probabile che usando questa espressione De Rita abbia voluto evocare un’altra famosa “nota aggiuntiva“, quella proposta da Ugo La Malfa negli anni sessanta in qualità di ministro del Bilancio nel primo governo di centrosinistra, presieduto da Amintore Fanfani. Un documento di carattere programmatorio, molto coraggioso e innovativo, ma che suscitò forti opposizioni da parte dei sindacati e della Confindustria…