Tra federalismo e "devolution"/3. Dalle Regioni un’ipotesi bipartisan

Le Regioni stanno lavorando a una proposta bipartisan che le porterebbe a rilanciare, in sostanza, il modello del “sistema integrato”, partendo dall’assunto (condiviso anche da Silvio Fortuna per Confindustria) che “la scuola non è proprietà né dello Stato nè delle Regioni”.
L’idea sarebbe quella di inserire nel primo biennio dei percorsi liceali significative attività di orientamento professionale in modo da consentire ai giovani di rinviare di due anni la scelta definitiva degli studi successivi (proposta che soddisfa le Regioni governate dal centro-sinistra), e di estendere la sperimentazione, già avviata in alcune Regioni, di corsi triennali di formazione professionale utili ai fini dell’assolvimento dell’obbligo formativo a 18 anni. O anche a 17, come dispone la riforma Moratti, col conseguimento di una qualifica professionale riconosciuta a livello nazionale: qualcosa di simile al diploma di qualifica degli Istituti professionali di Stato (proposta che viene incontro alle richieste del centro-destra).
La chiave di volta dell’intesa bipartisan tra le Regioni sarebbe costituita dalla richiesta, condivisa da tutte, di poter attivare, a livello regionale, scelte integrative di quelle nazionali. Per fare questo, però, occorre che le “norme generali” e i “livelli essenziali di prestazione” siano definiti con un certo margine di flessibilità.
In settimana (forse il 14 maggio) gli assessori regionali all’istruzione e alla formazione incontrano il ministro Moratti per cominciare a valutare questi problemi, e gli altri che scaturiscono dal nuovo quadro disegnato dalle riforme in atto: quella del sistema scolastico e formativo e quella del titolo V della Costituzione (con coda “devoluzionistica”).