Tempo pieno: i conti sembrano non tornare/1

Il comunicato della Presidenza del Consiglio diramato il giorno dell’approvazione della bozza del primo decreto attuativo della legge n.53, relativo alla scuola dell’infanzia e primaria, dava rassicurazioni precise sul tempo pieno. Al punto 6), intitolato proprio “Mantenimento, a richiesta delle famiglie, del tempo pieno per i ragazzi”, si affermava che nella scuola primaria sarà possibile “un orario fino a 40 ore settimanali di attività educativa”, specificando che si tratta di “fino a 30 ore di lezione, più 10 ore di mensa”.
La stessa tesi (“con le 10 ore di mensa si arriva alle 40 ore del tempo pieno”) è sostenuta in questi giorni sulle pagine di alcuni quotidiani nazionali.
Rifacciamo un po’ i conti. Il comma 1 dell’art. 7 della bozza di decreto prevede che il diritto-dovere all’istruzione è garantito da 891 ore annue (che divise su 33 settimane fanno 27 ore a settimana). Il comma 2 prevede che le istituzioni assicurano, su richiesta delle famiglie, altre 99 ore annue (che su 33 settimane fanno altre 3 ore a settimana).
I commi 3 e 4 recitano rispettivamente che l’orario suddetto non comprende il tempo mensa e che l’organico d’istituto è costituito per garantire “le attività educative e didattiche di cui ai commi 1 e 2”. Ne consegue che gli organici potrebbero essere costituiti senza tener conto del tempo mensa. Ciò, oltre a produrre una contrazione della consistenza dei posti di organico, fa sorgere alcuni interrogativi.