Sostegno: senza aumento di posti stabili il sistema penalizza gli alunni con disabilità

Prendendo spunto dal servizio di Tuttoscuola dei giorni scorsi, Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera ha riportato l’attenzione sui problemi, in buona parte tuttora non risolti, degli alunni con disabilità e dei docenti di sostegno.

In modo particolare, il giornalista, dopo avere ricordato il dato – ufficializzato dall’ISTAT – del 60% di alunni con disabilità che nell’anno scolastico 2022-23 hanno cambiato docente di sostegno, ha rimarcato, tra l’altro, il mancato potenziamento dell’organico dei docenti di sostegno.
Il ministro Valditara ha precisato al “Corriere” di avere messo in ruolo recentemente oltre 13 mila docenti di sostegno e di avere previsto per i docenti di sostegno assunti in ruolo l’obbligo di permanenza nella sede assegnata per un triennio.

Le immissioni in ruolo, però, non possono essere scambiate come aumento di posti, bensì la copertura di posti già esistenti e privi di titolare.

Se il vincolo triennale di permanenza in sede per i neoassunti su posto di sostegno è da valutare positivamente, resta confermata, invece, la disposizione che obbliga i docenti di ruolo sul sostegno di rimanere per cinque anni nel settore, con possibilità di chiedere anche ogni anno il trasferimento su un posto di sostegno in altra sede o in altra provincia.

Sul dibattito scaturito dal servizio giornalistico è intervenuta la segretaria della Cisl-scuola, Ivana Barbacci, che, riferendosi anche al concorso in atto, dopo aver ricordato che “Si parla molto, in questi giorni, degli insegnanti di sostegno, delle loro modalità di utilizzo, delle tante criticità evidenziate dai servizi di Tuttoscuola e su cui più volte anche la CISL Scuola ha richiamato l’attenzione”, ha parlato di paradosso del sistema, dichiarando, tra l’altro che “Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, e quello del sostegno certamente lo è. Guai se alle questioni di cui si discute in questi giorni (e speriamo si continui a discuterne ancora seriamente), a partire da quella della continuità didattica non garantita agli alunni, si pensasse di dare risposte semplicistiche e per questo inefficaci. Inasprire i vincoli, ad esempio, non serve a nulla finché il tasso di precarietà sui posti di sostegno supera, come oggi avviene, il 50%. Il primo passo da compiere, certamente impegnativo ma ineludibile, è proprio quello di aumentare in modo significativo il numero dei posti in organico di diritto. Dopo di che, occorre intervenire sui percorsi di acquisizione dei titoli di specializzazione e sulle modalità di reclutamento. Serve un’azione decisa a livello politico, la CISL Scuola è pronta a confrontarsi e a dare come sempre un contributo qualificato e costruttivo”.

Quel primo passo (aumento dei posti stabili), indicato dalla Barbacci non è stato compiuto – come si sperava – nell’ultima legge di bilancio, probabilmente a causa delle ristrettezze finanziarie che non hanno consentito nemmeno di accogliere un emendamento del M5S che prevedeva un aumento di 15 mila posti di sostegno.

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