Sicurezza nelle scuole: qualcosa sta cambiando?

Sicurezza nelle scuole/3

In tema di sicurezza sono ancora da chiarire due questioni rimaste come al solito in mezzo al guado: il ruolo delle province che devono occuparsi dell’edilizia scolastica nel secondo ciclo, pur essendo superate per tante materie e quindi anche con una limitata capacità sul piano della programmazione e gestione delle risorse, e l’autonomia scolastica che avrebbe dovuto assumere su di sé la manutenzione almeno ordinaria dell’edificio.

L’accordo Governo-Regioni-Enti locali prevede criteri di riparto a livello regionale: il 43% in base al numero degli studenti, il 42% al numero degli edifici, il 10% per le zone sismiche ed il 5% dato dal sovraffollamento delle strutture. Ulteriori parametri andranno stabiliti per le zone in dissesto idrogeologico ed in relazione alla capacità di spesa in ambito regionale.

Ripristinato il procedimento amministrativo, assicurate le risorse per il prossimo piano triennale, è passata quasi inosservata la previsione di 51 progetti di “scuole innovative” caratterizzate dalla presenza di  ambienti di apprendimento flessibili e dall’apertura al territorio. Una ricerca di European Schoolnet (2017) collega infatti l’introduzione delle TIC ad una diversificazione degli spazi per l’apprendimento. L’aula tradizionale con gli insegnanti rigidamente disposti di fronte agli studenti per tutto l’anno non consente approcci pedagogici innovativi. Spazi progettati  parecchi decenni fa non riflettono le esigenze degli studenti di oggi.

L’apprendimento spesso avviene al di fuori dell’istruzione formale ed anche dalla scuola e la tecnologia offre la possibilità di decidere quando e dove imparare. Essa motiva gli studenti a realizzare prodotti che dimostrano la comprensione individuale di quanto appreso. Si tratta di personalizzare l’insegnamento e in questo senso gli stessi ambienti sono agenti di cambiamento.

Per consentire agli studenti di essere attivi, di comunicare, di collaborare, di rielaborare individualmente, come saranno chiamati  a farlo nella società e nel posto di lavoro, la ricerca propone uno spazio aperto  con tante zone di apprendimento, con un mix di tecnologie e di arredi flessibili, in modo da poter organizzare momenti di riflessione, creatività e interazione. Lo studente può decidere da solo circa il luogo dove studiare e l’opportunità di muoversi. Allo stesso modo questo deve essere praticabile per i docenti. Le scuole possono così fungere da punti di riferimento, anche nella liberalizzazione degli orari, per la realtà in cui si trovano ad operare. Questo consente di gestire l’eterogeneità con gruppi di età mista e multiculturali, nonché per l’integrazione di studenti con bisogni educativi speciali e può favorire il coinvolgimento attivo degli studenti stessi.

Il Ministero dell’istruzione ha avviato la sperimentazione di tali nuovi edifici, ma Cittadinanza Attiva chiede che fine abbiano fatto e se sia o meno la stagione delle grandi innovazioni.