Secondo ciclo: la difficile partita tra Governo e Regioni

Quella che si sta giocando sul secondo ciclo assomiglia molto a una partita di poker, e nell’incontro del 15 settembre verranno calate le carte in tavola. Cerchiamo di approfondire i risvolti di questa difficile partita.
Il confronto Governo-Regioni offre al MIUR l’opportunità di concorrere a determinare le condizioni di effettiva applicabilità del decreto relativo al secondo ciclo.
Cosa chiedono le Regioni? Che il decreto faccia chiarezza rispetto ai tempi, alle modalità attuative, alle risorse finanziarie e professionali, alle modalità di riconoscimento dei crediti acquisiti nei percorsi liceali e a quelli dei percorsi d’istruzione e formazione professionale. Va corretta, sostengono con convinzione, la forte spinta alla licealizzazione con l’indicazione delle parti che dal settore liceale vanno ad irrobustire i contenuti del percorso dell’istruzione e della formazione professionale. Quest’ultimo infatti non può essere assimilato, come vuol far credere il decreto, agli attuali percorsi sperimentali che raccolgono solo circa 72 mila ragazzi a fronte dei circa 200mila possibili aventi diritto.
Che spazi ha il Governo per ottenere se non un ok dalle Regioni, almeno la non belligeranza? Solo le predette sostanziali integrazioni dei contenuti del decreto, unitamente ad una lettura condivisa, e resa operativa, del quadro di competenze dei vari livelli istituzionali determinato dal vigente Titolo V, che affida alle Regioni la definizione unitaria dell’organizzazione e della gestione del servizio scolastico, possono concorrere a modificare la posizione delle Regioni e delle autonomie locali (ANCI e UPI). E’ stato il Presidente della Conferenza delle Regioni Errani a riassumere, in una recente intervista, il punto di vista di quella parte: “…La riforma…porta il sistema alla separazione: una scuola per studiare, l’altra per lavorare…Così si torna a prima del ‘62, quando c’erano la media e il liceo da una parte, l’avviamento professionale dall’altra…”.
Le questioni in campo – sottolinea l’assessore del Lazio e coordinatrice degli assessori regionali all’istruzione Silvia Costa – richiedono “…una reale assunzione di responsabilità e di consapevolezza istituzionale da parte del Governo…”, “…se si intende superare la richiesta del ritiro (del decreto) già espressa dalla Conferenza delle Regioni…“. Il messaggio in termini politici è chiaro, bisognerà ora vedere come intende muoversi il Governo.