Secondo ciclo, inizia la stagione delle proteste

La prima vibrata protesta contro il progetto di riforma del secondo ciclo riguarda la richiesta di “inclusione”, cioè il rimanere dentro al sistema liceale statale anziché essere confinati in quello che si teme essere “il girone dei dannati” della istruzione e formazione professionale regionale.

Venerdì, davanti al ministero dell’Istruzione a Roma protestavano vivacemente gli istituti professionali alberghieri (soprattutto studenti) che, tra tutti i professionali di Stato, sono quelli che più di altri cullano ancora la speranza di essere traghettati nel sistema liceale come dovrebbe avvenire per gli istituti tecnici. Non saranno i soli a tentare di resistere al progetto Moratti che, su questo, ha tutti i vincoli, come si sa, del nuovo Titolo V della Costituzione.

La seconda protesta, all’interno degli inclusi nel nuovo sistema liceale, riguarda soprattutto le categorie di docenti fortemente coinvolti in riduzioni di orario di insegnamento (con evidenti contraccolpi sugli organici). È il caso, ad esempio, dei docenti di educazione fisica (ora scienze motorie) che, in base ai nuovi quadri orario pubblicati dal Miur (www.istruzione.it), si sono visti ridurre drasticamente o dimezzare le ore di insegnamento, e hanno già inondato di documenti di protesta giornali e parlamentari.

Le riduzioni di orario di diverse cattedre sono conseguenti a due motivi: la riduzione complessiva del monte ore annuo delle lezioni rispetto ai precedenti ordinamenti e la valorizzazione di nuove discipline più corrispondenti agli obiettivi di riforma. Ovviamente se ci fosse completa conservazione dell’esistente non ci sarebbe riforma, ma, comprensibilmente, ogni gruppo cerca di spostare su altri l’effetto del cambiamento.
Una seconda preoccupazione interna non riguarda l’orario, ma la nuova configurazione delle cattedre che recuperano insegnamenti disciplinari nuovi e che determineranno processi di riconversione.