Se la mobilitazione studentesca cambiasse obiettivo?

Le organizzazioni studentesche italiane, come da tradizione pluridecennale, si preparano alla mobilitazione d’autunno con assemblee, occupazioni e cortei.

Quest’anno motivo della mobilitazione è la legge sulla Buona Scuola che, dai primi proclami dal sapore un po’ ideologico, è ritenuta colpevole di intaccare la natura della scuola pubblica e di dequalificare il diritto allo studio.

Probabilmente la maggior parte degli studenti che sfileranno in corteo quel testo di legge non lo hanno mai letto (e, forse, come gli studenti, molti dei loro insegnanti). Del resto va detto che quella legge con i suoi 212 commi non è di facile lettura e immediata comprensione (e su questo viene in soccorso il dossier di Tuttoscuola, scaricabile gratuitamente a questo link).

Eppure ci sarebbero anche altri temi che dovrebbero attrarre l’attenzione e la sensibilità dei giovani (e non solo). A partire dal problema sociale, politico ed economico dei profughi.

Sarebbe un’occasione concreta e nobile mobilitarsi per esprimere solidarietà verso il popolo dei profughi che, tra pericoli e fatiche in un esodo biblico di dimensioni impensabili a rischio anche della propria vita, vuole lasciare i territori di guerra per cercare un’alternativa di vita.

Per gli studenti sarebbe un riscatto davanti all’opinione pubblica che spesso giudica le loro azioni quasi un pretesto per snobbare l’impegno scolastico.

Sarebbe un esempio anche per il mondo degli adulti vedere gli studenti sfilare pacificamente non davanti ai palazzi dell’istruzione, a Roma o in altre città metropolitane, bensì davanti alle sedi delle ambasciate di taluni paesi dell’est europeo che hanno innalzato muri e reticolati per respingere uomini, donne e bambini che fuggono dalle loro terre per sopravvivere alle guerre e per cercare un’alternativa di vita.