Scuola sempre più affidata a precari

Oltre ai numeri che impietosamente accompagnano questo bollettino di guerra, il dossier cislino chiude con un paragrafo finale di riflessione “Qualità e selezione, un paradosso da rimuovere” in cui si premette che “Non è solo l’esperienza ormai pluriennale a dimostrare l’insufficienza e l’inefficacia di un reclutamento affidato ai soli concorsi per esami, che sarebbero l’unica via attraverso cui verificare i requisiti di qualità professionale richiesti a chi insegna, e al tempo stesso la medicina adatta a guarire la ‘supplentite’ che affligge il sistema”.

Occorre riprendere e portare a compimento il decreto legge sui precari e subito dopo “rivedere quella che ad oggi si propone come soluzione a regime, cioè un reclutamento affidato a soli concorsi periodici per esami. Questi devono senz’altro rimanere, come opportunità immediata di accesso all’insegnamento per chi esce da percorsi di studio lunghi e impegnativi”.

Nel contempo, con un sistema scolastico strutturalmente destinato a utilizzare, inevitabilmente, quote non irrilevanti di lavoro precario, valorizzare l’esperienza professionale acquisita sul campo da coloro ai quali si affida, a volte per anni e anni, la cura dei nostri alunni in ogni ordine e grado di scuola rappresenta un’opportunità e un dovere. Opportunità, perché l’esperienza maturata costituisce una risorsa che sarebbe assurdo e sbagliato disperdere; dovere, perché come tale si configura, di non abusare del lavoro precario e di garantirne dopo tempi congrui una stabilizzazione, come sancito espressamente in ambito comunitario”.