Scuola media: ripensare la prova nazionale

Il 17 giugno prossimo, all’interno dell’esame di licenza media, circa 580 mila ragazzi affronteranno la prova nazionale Invalsi relativa a italiano e matematica.

Quella prova, che costituisce per molti di loro uno spauracchio, è ormai entrata nel sistema da anni, temuta e accettata, criticata o apprezzata.

L’Invalsi, per parte sua, cerca ogni anno di affinare i test e di renderli sempre più aderenti agli obiettivi di apprendimento fissati.

Ma i limiti di quella prova non risiedono tanto nei suoi contenuti, bensì nell’uso che di essa si fa e nel peso che ha nell’economia dell’esame.

Una critica (che equivale a una proposta possibile di riforma) riguarda il fatto che, come previsto attualmente dal regolamento sulla valutazione (Dpr 122/2009), la prova concorre alla valutazione dell’esame in modo oggettivo, con un peso predeterminato che i docenti non possono modificare in alcun modo.

Si tratta di una espropriazione, se pur contenuta, della funzione valutativa docente.   

Meglio sarebbe escludere la prova nazionale dalla valutazione delle prove d’esame, considerato anche che le due discipline (italiano e matematica) che la compongono sono già oggetto di prova scritta e orale d’esame.

La prova nazionale, come oggi avviene per la rilevazione degli apprendimenti, dovrebbe avere valore a se stante e servire per l’autovalutazione d’istituto e per la valutazione del sistema.

I docenti potrebbero decidere se e quanto considerare la prova ai fini della valutazione finale dell’esame.

E a questo punto la prova nazionale potrebbe essere anticipata a maggio.