Scuola e mercato/3. Perché l’istruzione tecnica non decolla?

Se lo chiede Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera, nell’ampio servizio che il quotidiano di via Solferino ha dedicato sabato scorso al tema della disoccupazione, con particolare riguardo a quella giovanile, formata in buona parte da diplomati provenienti dai licei, che hanno meno probabilità di trovare un lavoro rispetto a quelli che provengono dagli istituti tecnici e professionali.

Eppure, come confermano anche i dati provvisori sulle iscrizioni alla scuola secondaria superiore per il prossimo anno 2010-2011, la corsa al liceo non si è fermata, tanto che per la prima volta nel dopoguerra gli iscritti al primo anno dei licei saranno nel prossimo mese di settembre in quantità quasi uguale agli iscritti agli istituti tecnici e professionali: 49,3% contro 50,7%, mentre dieci anni fa gli iscritti alle prime classi dei tecnici e dei professionali superavano nel loro insieme il 64% del totale contro poco meno del 33% dei licei (e il 3% degli istituti d’arte).

Le spiegazioni che propone Di Vico sono due: “l’errore compiuto da chi in nome di un’astratta uguaglianza delle chance ha scommesso sulla licealizzazione dei percorsi formativi” e la mancata riqualificazione degli istituti tecnici, tale da rendere la loro offerta davvero competitiva con quella dei licei agli occhi delle famiglie.

Bastano queste ragioni per spiegare il persistere di una tendenza in atto ormai da molti anni?