
La scrittura a mano batte la digitazione: lo studio della Fondazione Einaudi

Lo scorso 26 giugno la Fondazione Luigi Einaudi ha reso noti i risultati dello studio “Le neuroscienze dietro la scrittura: scrittura a mano contro scrittura digitale”, realizzato dal Dipartimento di Neuroscienze del Policlinico universitario Gemelli in collaborazione con l’Osservatorio Carta, Penna & Digitale della Fondazione Luigi Einaudi, recentemente pubblicato anche sulla prestigiosa rivista scientifica Life. Hanno partecipato all’evento il direttore dello stesso Osservatorio, Andrea Cangini, i professori Eugenio Maria Mercuri e Gabriele Siani, la dottoressa Marianna Mazza e il dottor Giuseppe Marano.
La ricerca, coordinata dal professor Mercuri, aveva l’obiettivo di indagare i meccanismi neurali alla base della scrittura a mano in corsivo e quelli della digitazione. Sono stati esaminati numerosi studi di neuroimaging già effettuati su campioni di adulti impegnati nelle due differenti attività, e dai risultati è emerso che “mentre digitare attiva prevalentemente le regioni motorie associate ai movimenti ripetitivi delle dita e all’elaborazione visiva, lo scrivere a mano coinvolge le regioni del cervello responsabili della pianificazione motoria e le aree coinvolte nell’elaborazione visiva e linguistica, compresa l’area visiva della forma di parola e la corteccia motoria primaria”.
In altre parole “scrivere a mano rafforza la memoria e l’apprendimento, favorisce l’articolazione del pensiero e la creatività, stimola il cervello a collegare le attività motorie e i processi cognitivi, rafforza l’identità di chi scrive e promuove lo sviluppo dell’autocontrollo”. Lo studio sottolinea anche il ruolo cruciale della scrittura manuale nei processi educativi, soprattutto nei bambini. “Alla luce di queste prove”, si legge, “gli educatori e i politici dovrebbero considerare la possibilità di dare priorità all’insegnamento della scrittura a mano nei programmi scolastici”.
Noi di Tuttoscuola non possiamo non ricordare che a conclusioni analoghe era pervenuto già dieci anni fa il professore Benedetto Vertecchi sulla base di sperimentazioni di carattere pedagogico condotte in due scuole romane sotto la sua supervisione scientifica. Ora anche i risultati della ricerca neuroscientifica vanno nella stessa direzione. Ciò non significa ovviamente abbandonare l’uso della tastiera e tanto meno le grandi potenzialità formative del digitale (da gestire guardandosi dai relativi rischi, come in tutte le cose), ma garantire che a scuola e nella vita si continui a scrivere a mano.
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