Scioperi a raffica

La Flc Cgil ha annunciato di aver spostato all’8 ottobre lo sciopero nazionale della prima ora di lezione o di lavoro (è interessato tutto il comparto della conoscenza, scuola università e ricerca) che aveva in precedenza annunciato per il giorno 4.

Motivo: per il 4 era stato già indetto un altro sciopero da parte di un’altra organizzazione, come rilevato dalla Commissione di garanzia sul diritto di sciopero. Di qui il rinvio. Ma anche l’8 ci sarà uno sciopero coincidente, quello dell’Unicobas, per di più per l’intera giornata e con “assedio simbolico partecipato e ricco di contenuti presso il Ministero della Pubblica Istruzione“, come informa un comunicato.

Il fatto è che le iniziative di sciopero si moltiplicano, e rischiano di sovrapporsi senza peraltro convergere, perché ciascun soggetto rivendica la sua autonomia se non – come fa in questo caso l’Unicobas – il merito di aver proclamato per primo l’astensione dal lavoro per l’intera giornata.

Per la Flc Cgil peraltro quella dell’8 ottobre è solo la prima di una serie di ore di sciopero “che saranno attuate in maniera articolata fino a dicembre 2010“.

I Cobas, a loro volta, hanno proclamato il loro sciopero per il 15 ottobre. L’Anief per il 3 novembre.

C’è da chiedersi se, come e in che misura le categorie interessate reagiranno a questi continui appelli alla ‘mobilitazione’, come si dice nel gergo sindacale. Una cosa però non può non essere notata. La crisi dell’unità d’azione tra i sindacati confederali, allargatasi in certi periodi anche a Snals e Gilda, ha portato non solo a una maggiore competizione tra questi soggetti ma anche a una sorta di frammentazione neocorporativa della rappresentanza degli interessi: al di là dei dirigenti scolastici e dei docenti a tempo indeterminato, sindacalmente più stabilizzati, ci sono infatti precari delle diverse sottocategorie, LSU, co.co.co. e altri, che non si considerano tutelati dai sindacati tradizionali, sono unanimemente critici verso questi ultimi, ma sono anche in competizione tra di loro.

Tutto ciò accresce il malessere della scuola, soprattutto di quella pubblica, e non giova certo al suo prestigio e alla sua immagine sociale. Chissà se ne sono tutti consapevoli.