Sciopero del 17 novembre, sindacati divisi

Lo sciopero di venerdì 17 novembre scorso (presentato come “generale” dalle confederazioni Cgil e dalla Uil, ma di fatto e di diritto “plurisettoriale”, come ha stabilito il Garante per lo sciopero nei servizi pubblici) ha messo in luce una forte spaccatura tra i sindacati della scuola, come non si registrava da tempo: Flc Cgil, Uil scuola e l’autonomo USB da una parte, Cisl scuola, Snals, Gilda e Anief dall’altra.

La ragione di questa divisione è essenzialmente politica: due dei sei sindacati “rappresentativi”, Flc Cgil e Uil scuola, esprimono una posizione di critica frontale nei confronti dell’attuale governo e ministro, gli altri lo considerano comunque un interlocutore con il quale avere un rapporto magari anche aspro e conflittuale, ma che non esclude possibili accordi anche la di là della sola materia contrattuale.

La valenza politica di questo sciopero la si vede bene nelle motivazioni portate dalla segretaria generale della Flc Cgil Gianna Fracassi a sostegno della protesta: non solo gli “insufficienti stanziamenti nella legge di bilancio per il contratto” (motivazione certamente condivisibile anche da parte degli altri sindacati), ma “l’autonomia differenziata, il dimensionamento scolastico con il taglio di quasi 900 istituti, l’alto tasso di lavoro precario, le riforme della condotta e della filiera tecnico professionale”), una riforma, quest’ultima “che piega alle esigenze delle imprese il sistema dell’istruzione negandone la vera funzione che è quella di formare cittadini critici e consapevoli”: insomma l’intera politica scolastica dell’attuale governo.

È significativo che in questa battaglia campale vengano schierati, accanto agli insegnanti, anche gli studenti che “scenderanno in piazza” insieme a loro. Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti rivendica tra l’altro “il diritto ad una scuola tutelante, con una riforma della didattica e della valutazione ed interventi per la tutela del benessere psicologico; il diritto a decidere nelle nostre scuole, con il potenziamento della rappresentanza studentesca ed un nuovo Statuto dei diritti degli studenti e delle studentesse”. Anche per l’altra sigla storica da sempre vicina alla Cgil, la “Rete degli Studenti Medi”, “serve fermare le riforme che stanno svuotando di senso e privatizzando la formazione nel nostro Paese”.

Sembra di ascoltare l’eco di antichi richiami: “uniti nella lotta”…

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