Rimedi possibili per stabilizzare il sistema

Se il quadro critico dei posti coperti nel 2020-21 da oltre 212mila docenti con contratto a tempo determinato è dovuto a fattori diversi relativi alla tipologia di posto, le possibili soluzioni per cercare di ridurne la quantità a livelli fisiologici sono conseguentemente diverse.

Per i posti in organico di diritto, coperti con supplenze annuali, per i quali la causa principale del loro incremento passato dal 5,6% del 2015-16 al 30,7% del 2020-21 sembra dipendere principalmente dai tempi eccessivi delle procedure concorsuali, occorre agire sulla attuale struttura dei concorsi.

L’ipotesi di decentrare i concorsi a livello territoriale, affidandone la gestione direttamente alle singole istituzioni scolastici o a reti di scuole (come avviene in molti Paesi europei), nonostante possa garantire l’immediata copertura dei posti vacanti, non trova per il momento le condizioni e le disponibilità culturali per essere attuata. Se ne potrebbe attuare una fase sperimentale controllata.

Nella attuale procedura concorsuale i tempi di svolgimento sono direttamente dipendenti dalle commissioni esaminatrici i cui componenti operano attualmente mantenendo i propri obblighi di servizio.

Un’ipotesi possibile potrebbe essere proprio quella di prevederne il distacco dal servizio per il tempo strettamente necessario per lo svolgimento degli orali (gli scritti attualmente vengono corretti in automatico dal sistema). Contestualmente potrebbe essere rivisto il loro compenso, adeguandolo a quello dei commissari della maturità.

Per quanto riguarda, invece, i posti in organico di fatto – sia su posti comuni che su posti di sostegno in deroga – coperti da supplenze fino al 30 giugno, è necessario attivare in quantità rilevante e coraggiosa la loro trasformazione in organico di diritto.  

Un piano di rientro, certamente dai costi non indifferenti, consentirebbe di portare il sistema a livelli di stabilità, funzionali anche al miglioramento complessivo dell’offerta formativa.

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