Rilanciare la scuola/1: la Cisl anima il dibattito sulle strategie

Madamina il catalogo è questo, canta Leporello nel Don Giovanni di Mozart, illustrando a Donna Elvira il numero delle conquiste femminili del suo padrone. Da allora, l’espressione è divenuta proverbiale, per indicare l’enumerazione delle questioni da risolvere, operazione non banale, perché l’esatta individuazione dei problemi è il primo passo per la loro soluzione. E, con riferimento alla scuola, la Cisl ha illustrato il proprio catalogo, nel corso di un webinar dal titolo ambizioso, Rilanciare la scuola, Uno sguardo strategico, di cui è rinvenibile in rete la registrazione, oltre che un documento illustrativo.

Il punto di partenza del ragionamento è costituito dalla constatazione che il lockdown ha determinato sia una nuova consapevolezza del ruolo centrale della scuola per la coesione sociale e lo sviluppo economico del Paese, sia l’improvvisa presa di coscienza dei guasti prodotti da una politica dei tagli che ha funestato per decenni il sistema scolastico italiano. Da qui prende le mosse un’ampia analisi che si snoda lungo tutto l’arco delle problematiche sul tavolo, dalla necessità di ripensare il sistema della governance, mediante la sua semplificazione, al rilancio dei patti di comunità, per dare consistenza al concetto di sussidiarietà, passando attraverso le politiche del reclutamento, il ripensamento della professionalità docente, la ricerca educativa, il rapporto della didattica con le nuove tecnologie, l’orientamento e lo sviluppo dell’istruzione terziaria non universitaria, nella quale fondamentale è il ruolo del sistema scolastico.

L’iniziativa della Cisl ha il merito di rilanciare il dibattito su una delle strutture portanti della vita sociale del Paese, che con la Sanità e i Trasporti, ha condiviso il destino di essere sottoposta al rigoroso “stress test” del covid 19, dopo anni di contributi dati al (mai raggiunto) risanamento della finanza pubblica, tramite i tagli ai relativi bilanci.

Merita certamente apprezzamento lo sforzo di sintesi, e condivisibili sono molte delle soluzioni adombrate dalla Cisl, ma è tuttavia lecito chiedere un po’ più di coraggio sul reclutamento, dove traspare in filigrana le preoccupazione di tenere collegato al sindacato il numeroso personale precario che rivendica un canale di assunzioni basato sul servizio prestato. Rivendicazione non infondata, certo, ma che non può prescindere in primo luogo dalla garanzia che in cattedra salgano docenti all’altezza di un ruolo delicato e poi dalla ricerca di soluzioni che minimizzino il fenomeno del precariato, a partire dall’idea che l’abilitazione si consegua in percorsi non concorsuali, affidati all’università, ma forse alla stessa scuola, che, come agenzia formativa, avrebbe i titoli necessari per formare e provvedere a giudicare l’idoneità didattica dei propri operatori. Di qui al superamento del totem di costosi ed elefantiaci concorsi nazionali, troppo impegnativi per essere banditi con regolarità, il passo sarebbe breve, proprio richiamandosi a un nuovo sistema di governance  che punti, ad esempio, su concorsi locali, gestiti (perché no?) in forma consorziata dalle stesse scuole. Un modo per dare gambe all’araba fenice dell’autonomia scolastica.