Riforma della scuola. Tempi brevi per definirla e tempi lunghi per condividerla

Come anticipato da Tuttoscuola.com, i regolamenti di riforma degli istituti superiori sono stati registrati dalla Corte dei Conti, spianando la strada alla loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Con i tre regolamenti di riordino dei Licei, degli istituti Tecnici e degli istituti Professionali si compie il ciclo più importante di riforma del nostro sistema di istruzione, visto che l’anno scorso era stato varato anche il regolamento di riforma del primo ciclo e della scuola dell’infanzia.

Mancano ancora i regolamenti sulle classi di concorso e sull’istruzione degli adulti, ma i cambiamenti più importanti del sistema di istruzione sono sostanzialmente conclusi e attendono soltanto di essere completamente applicati.

Per questa rivoluzione degli ordinamenti scolastici il ministro Gelmini ha impiegato due anni: un tempo molto breve rispetto alle riforme tentate dal ministro Berlinguer (la sua riforma dei cicli avvenne al quarto anno del suo mandato) o dal ministro Moratti (l’ultima parte della sua riforma del sistema di istruzione venne approvata nell’ultimo anno del mandato).

Sia nel caso della riforma Berlinguer che in quella Moratti, mancò il tempo per accompagnarne l’attuazione piena con possibilità di correggerne eventualmente il percorso e adottare le misure opportune di accompagnamento.

Forse il ministro Gelmini ha fatto tesoro di quelle esperienze di riforme non completate, adottando una linea di forte impulso al cambiamento mediante rapidi strumenti normativi di attuazione.

Il ministro può essere soddisfatto di avere centrato il bersaglio dei tempi rapidi di varo della “sua” riforma, ma potrebbe pagare a caro prezzo la fretta di concludere.

Anche la miglior riforma potrebbe non riuscire, ha ricordato qualcuno citando una massima rabbinica, se almeno la metà più uno di chi la deve mettere in pratica non la condivide.

La condivisione e il consenso al cambiamento da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici, sono decisivi per la riuscita della riforma. Tempi più distesi sarebbero serviti a metabolizzare il cambiamento, a capirlo, forse a condividerlo e sostenerne l’attuazione. Soprattutto ad accompagnarlo con un indispensabile massiccio piano di formazione e aggiornamento.

Non è tutto compromesso, ma il ministro farà bene a cercare maggiore consenso, senza prediche e con atti concreti che recuperino fiducia da parte del mondo della scuola, peraltro oggi disorientato dalla nuova manovra finanziaria che sembra contenere anche aspetti punitivi verso la categoria.