Il testo del disegno di legge contenente anche l’istituzione del “Liceo del Made in Italy”, bollinato dalla Ragioneria dello Stato, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 31 maggio, circola ormai in rete e – almeno nelle aspettative del Governo – si appresta a percorrere rapidamente l’iter parlamentare, visto che alcuni provvedimenti in esso previsti, come l’istituzione del “Fondo nazionale del Made in Italy”, avrebbero decorrenza già dal 2023.
Le finalità generali del ddl, intitolato “Disposizioni organiche per la valorizzazione, promozione e tutela del made in Italy”, sono indicate nell’art. 1, che specifica che tali disposizioni sono “tese a valorizzare e promuovere, in Italia e all’estero, le produzioni d’eccellenza, il patrimonio culturale e le radici culturali nazionali, quali fattori da preservare e tramandare non solo a fini identitari, ma anche per la crescita dell’economia nazionale nell’ambito e in coerenza con le regole del mercato interno.”
Tra tali disposizioni, che vanno dalla creazione del citato Fondo all’istituzione della Giornata nazionale del Made in Italy (il 15 aprile di ciascun anno) passando per una serie di altre misure – dal sostegno all’imprenditorialità femminile all’incentivazione della proprietà industriale e della qualità delle produzioni italiane, da quelle agricole alla ceramica e al legno-arredo, dalle Fiere alla lotta alla contraffazione – compare anche un articolo (n. 13) dedicato alla creazione del “Liceo del Made in Italy”, che prenderebbe il posto dell’attuale opzione economico-sociale del Liceo delle Scienze umane.
Il contesto normativo nel quale si colloca il nuovo percorso liceale riflette la marcata ricerca di identità nazionale di una parte dell’attuale maggioranza di governo, che ha in Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy – ideatore e massimo fautore del disegno di legge – un esponente di spicco. Una linea neonazionalista che presenta affinità con quella della Lega di Salvini, ma che non appare sintonizzata con le aperture europee e atlantiche di Giorgia Meloni (e anche di Giancarlo Giorgetti). Vedremo.
Contro la soppressione dell’opzione economico-sociale del Liceo delle Scienze umane si esprime l’AEEE, Associazione cui aderiscono molti docenti che insegnano nell’opzione e che da sempre propone invece la sua trasformazione in un autonomo percorso liceale, il LES (Liceo Economico Sociale). La soppressione dell’opzione, sostiene AEEE, “costituirebbe di fatto, contrariamente agli obiettivi dichiarati, un indebolimento dell’offerta formativa liceale nel nostro paese, che ha visto una costante crescita degli iscritti ai LES dall’iniziale 1,5% all’attuale 3,9%”.
Ma AEEE non boccia del tutto il ddl governativo, delineando nel suo sito una soluzione di compromesso: “Sarebbe possibile prevedere un Liceo Economico con un biennio comune e con un secondo biennio/quinto anno con due diverse curvature. Da una parte il LES con una forte connotazione giuridico-economica e matematico-statistica, che rappresenta un percorso finalizzato a mettere a disposizione gli strumenti, in un’ottica socio-economica, per comprendere la complessità e per gestire i fattori di incertezza che caratterizzano la società di oggi e del futuro. Il Liceo del Made In Italy dall’altra, quest’ultimo caratterizzato da discipline quali Economia e gestione delle imprese, Modelli di business e Internazionalizzazione dei mercati, discipline aziendali manageriali, che ben si adattano a formare una classe dirigente”.
Totalmente contrario all’istituzione del Liceo del Made in Italy si dichiara invece l’ing. Valerio Ricciardelli, noto esperto di istruzione tecnica e professionale. Lo abbiamo intervistato sulle ragioni di questa sua opposizione frontale.
“La prima impressione che mi ha colpito nel leggere il disegno di legge del Governo”, premette, “è che non si conosca cos’è il Made in Italy, così come la sequenza logica della catena delle cause-effetti che agiscono sul sistema delle performance di un settore economico”.
Come definisce, dal suo punto di vista, il Made in Italy?
“Va premesso subito, per far chiarezza, che il Made in Italy è quel settore economico che vende beni e servizi prodotti in Italia, nei mercati esteri. Poi che tra questi beni ci siano anche prodotti di marchi storici da non dimenticare e da valorizzare, va anche bene, ma l’obiettivo prioritario di un disegno di legge per la valorizzazione, promozione e tutela del Made in Italy, non è certamente la conservazione della ‘memoria storica’ e della salvaguardia degli elementi identitari dei prodotti nazionali, ma una forte politica di sostegno alla crescita dell’economia delle aziende del Made in Italy che operano prevalentemente nel mercato d’esportazione”.
Dunque non serve un Liceo?
Ciò che si deve fare prioritariamente, risponde Ricciardelli, è “rilanciare con urgenza la nostra istruzione tecnica, che interessa tutti i settori industriali della nostra economia, non dimenticando che siamo il secondo paese manifatturiero in Europa dopo la Germania e che una parte importante della nostra manifattura viene venduta all’estero e che quella parte appartiene alla categoria dei beni del Made in Italy. Tra questi settori industriali, il più bisognoso di incrementare, con urgenza, i suoi fattori di competitività, che sono l’innovazione e la maggior produttività, è quello della Meccanica Strumentale, che comprende le nostre aziende, prevalentemente PMI, che esportano i loro beni Made in Italy nei mercati esteri”.
Può spiegare in modo più analitico l’importanza di questo settore industriale?
“La Meccanica strumentale è un particolare segmento del manufacturing, trasversale a molti settori industriali, dove le nostre aziende, spesso in una supply chain lunga, producono il “machinery” di tanti altri settori industriali. Si tratta di componenti, macchine, sottosistemi e sistemi industriali, ad alto contenuto tecnologico e soprattutto destinati all’esportazione. In questo settore è presente un sottosettore, altrettanto importante e strategico, chiamato OEM, acronimo di Original Equipment Manufacturer, che significa produttori di apparecchiature originali. Questi prodotti sono la parte predominante del Made in Italy, ideati, progettati, costruiti in Italia, ed esportati in tutto il mondo. Si tratta di macchine e impianti per la lavorazione del legno, del marmo, delle ceramiche, per l’industria grafica e cartaria, per l’industria farmaceutica, per le materie plastiche e la gomma, per la calzatura pelletteria, per il settore automotive, per il confezionamento e l’imballaggio, per la produzione di componenti e sistemi per l’automazione, per il food&beverage e tanti altri settori minori. Dunque il settore del Made in Italy, su cui ci dobbiamo concentrare con grande priorità, è il machinery (termine internazionale per indicare qualsiasi tipo di macchinario industriale) destinato allo sviluppo di tutti gli altri settori industriali”.
Insomma, per rafforzare il Made in Italy non serve un altro Liceo, ma un Istituto tecnico industriale all’altezza dei tempi, con sbocco naturale, per chi vorrà eventualmente proseguire, negli ITS Academy, oltre che nella Facoltà di Ingegneria. Il dibattito è aperto.
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